mercoledì 18 maggio 2011
La disoccupazione dei giovani che non ci sono
Con cadenza ormai decadale l’Istat segnala e denuncia che la disoccupazione giovanile, 15-25 anni, è al 29 per cento. Quasi un terzo della disoccupazione totale, un record dal 2004. È un anno che lo dice. Senza dire che i giovani sono diminuiti nell’ultimo decennio di quasi un milione di unità – due milioni se la classe demografica si allarga, com’è socialmente ed economicamente più giusto, fino ai trentacinquenni. Dal 2004 ce ne sono quasi mezzo milione in meno, si veda alle tabelle demografiche dello stesso Istat. E che dei giovani “sopravvissuti un 15 per cento è neet (not in Education, Employment, Training), i famosi bamboccioni che non studiano e non lavorano, non si adattano a lavorare. Mentre gli altri lavorano come formiche, essendo in shortage, ma non “risultano”, come vuole il galateo precario del mercato all’italiana - il problema vero può essere l’Istat che di tutto ciò non si accorge.
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