Una piccola foto sul “Corriere della sera” è un libro di storia. Vi si vede Omar el Mukhtar, il capo beduino che aveva capeggiato la guerriglia libica contro l’occupazione italiana, prima dell’impiccagione nel 1931, a settant’anni: un vecchio legato con grandi catene e un nugolo di diplomatici e ufficiali italiani, dei bersaglieri, dei carabinieri, della marina, in posa per la foto ricordo. Un manifesto dell’insensibilità prima che dell’incapacità.
Nel racconto scritto oggi per “Il Sole 24 Ore” (“Montalbano nella banca svaligiata”) Camilleri fa dire al suo popolare personaggio, che pure ultimamente aveva fatto virare al politicamente corretto, dopo aver constatato che sul Corso tre botteghe non ci sono più, un alimentari, un vinaio e un bar, sostituiti dalle banche: “S’ammaravigliò. Come si spiegava che mentre giornali e tilivisioni annavano dicendo che il paisi addivintava sempre cchiù scarso e poviro, le banchi aumentavano?”
Daniela Melchiorre, un’onorevole di un partito da lei inventato che in cinque anni ha cambiato cinque schieramenti, e ultimamente s’era messa (di nuovo) con Berlusconi, è un magistrato. Ora lascia Berlusconi “dopo che”, dice a Monica Guerzoni su “Corriere della sera”, è andato al G 8 a “insultare i magistrati”. Vuole dargli ragione?
Si vede alla Rai tra Barcellona e Manchester United un calcio stratosferico: elegante, corretto, inventivo, insomma un spettacolo. Ma i commentatori della Rai, Salvatore Bagni soprattutto, solo interessati agli “episodi da moviola” – il calcio in tribunale. E lo trovano. Ne trovano anzi due, con i quali importunano gli spettatori: un fuorigioco, forse, “millimetrico”, di Giggs nel gol inglese, e un rigore per un mani – che non c’è – dello spagnolo Villa nella propria area.
“Il «problema Milano»”, dice Alessandro Sallusti a “Vanity Fair”, è “il «problema Moratti»”, Letizia Moratti, che non apprezza le cattiverie di Sallusti, e “anche il «problema Berlusconi»”. Dice inoltre Sallusti: “Molto meglio lei (Letizia M., n.d.r.) che un pericoloso estremista come Pisapia”. Si potrebbe dire: dove li trovano? Ma è evidente che un “problema Milano” esiste.
Sallusti può dire anche, su “Vanity Fair” e su tutti gli altri giornali della capitale morale, che la sua morosa onorevole Santanché “passa le serate a lavorare a maglia per il figlio. Odia uscire e andare alle feste”.
Un italiano su quattro povero. L’Istat non lo ha detto, ma l’Ansa glielo fa dire. E la Catena diffonde il messaggio. Senza eccezioni.
La vedova Schifani, una donna che ha sofferto molto in questi vent’anni dall’assassinio del marito con Giovanni Falcone, non si dà pace di essersi fidata di Massimo Ciancimino – di essere stata indotta a fidarsi. Avendolo incontrato con la bella moglie e il figlioletto a Fiumicino, racconta a Felice Cavallaro sul “Corriere della sera”, lo ha cercato e si è lasciata dire che combattono la stessa battaglia per la giustizia. Ora che Ciancimino è stato carcerato non si dà pace che giudici e media l’abbiano tratta in inganno.
Giudici e media sono creduti ciecamente – anche nella giubilazione dopo l’esaltazione.
Nel rimontaggio di “Giovanni Falcone”, il telefilm con Massimo Dapporto, in una serata unica, la Rai riesce a non lasciare fuori nessun fatto importante. Eccetto uno: il siluramento della candidatura di Falcone a capo della Procura antimafia.
Mentre del siluramento della sua candidatura al Csm si danno i dettagli, chi vota contro e chi si astiene, della Procura non si parla. Della campagna calunniosa in tv di Leoluca Orlando. E del voto contrario del Pci, sia pure in odio ai socialisti. Con la ricerca di un candidato con più anzianità, poi trovato in Cordova, anche se di fede missina.
Usain Bolt, a Roma per il Golden Gala dell’atletica, dice al Tg 1 di essere un fan di Eto’o. Subito la Rai mostra Eto’o in due inquadrature. Della stessa partita, Juventus-Inter di alcuni mesi fa. Con Eto’o, che pure ha fatto tanti gesti atletici da antologia, messo a terra da uno juventino. Due inquadrature dello stesso fallo. Forse per risparmiare. Ma la Rai fattura questa pubblicità occulta? O il regista? O Minzolini?
Per tutto l’anno i milanisti a San Siro intonano un coro razzista contro Eto’o. Ma né la società né la curva sono state sanzionate. Questo si fa negli altri stadi, soprattutto a Torino. Senza vergogna.
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