martedì 17 maggio 2011

Rapporto festoso dal 1848

Anche Metternich era, a giudizio dei diplomatici a Vienna, “intollerabilmente licenzioso e frivolo con le donne”. Le guerre di Napoleone fecero, in rapporto alla popolazione, la stessa percentuale di morti che nella Grande Guerra. Il Lombardo-Veneto era un sesto della popolazione dell’impero austriaco, e copriva un terzo delle imposte – Austria Felix! La Prussia raddoppiò nel 1815 annettendosi la Renania, che era il polmone culturale della nazione e sarà quello finanziario e industriale, cattolica. Mentre la Prussia vera e propria rimaneva luterana, feudale e, nelle campagne, che erano tutta la Prussia-Pomerania-Magdeburgo, servile – la servitù vi fu abolita nel 1807, sotto la minaccia napoleonica, ma solo di diritto (in Austria-Ungheria si esercitò, di fatto e di diritto, fino al 1848). “Le mie prigioni” furono una forte testimonianza di fede religiosa. Ci furono 250 mila esuli lombardi in Piemonte dopo la sconfitta di Custoza e l’armistizio – che sembra un refuso. Mentre Marie d’Agoult è censita quale “scrittrice e attivista di sinistra”, all’epoca matura quarantenne, nata viscontessa di Flavigny, sposata contessa d’Agoult, in arte Daniel Stern, che a trent’anni se ne era concessi quattro con Liszt, in Svizzera e in Italia, facendogli rapidamente tre figli - ultima Cosima che avrebbe sposato Wagner e infiammato Nietzsche, benché antisemita. Wagner, triumviro repubblicano a Dresda per qualche giono, benché Kapellmmeister del re di Sassonia, vi suonava le campane
Sontuoso presente dell’editore, un volumone rilegato, corredato da indice analitico copioso, a prezzo da tascabile, che riporta infine alla memoria la rivoluzione degli intellettuali di Namier. La “rivoluzione del disprezzo” promessa da Lamartine, la “primavera dei popoli” – o la rivoluzione delle barricate, veramente di popolo. Ben raccontato: le rivolte sono sceneggiate cinematograficamente, nelle scene di massa e nei tempi, o nei particolari. Una rappresentazione più che una ricostruzione o un riesame. In Olanda il re vuole le riforme, il parlamento si oppone. Bandiera rossa o tricolore? La bandiera rossa, ammonisce Lamartine con successo, indica pericolo: la issavano i lealisti nell’’89 per segnalare la legge marziale, la libertà di tirare sui manifestanti. Parigi e Lione traboccavano di lavoratori stranieri: a Parigi erano 184 mila (su una popolazione di poco più di un milione, n.d.r.). L’austroslavismo è proposto a Praga da Palacký, scrittore ceco, contro “il leviatano russo”. Ma presuppone l’eguaglianza fra le etnie, e non va bene agli austrotedeschi. In Galizia gli austrotedeschi si difendono dagli slavi polacchi facendosi scudo degli slavi ucraini. La “rivoluzione repubblicana nel Baden” si conclude con i capi in salvo in Svizzera, il terribile Friedrich Hecker, il “militare” Franz Sigel, i coniugi Emma e Georg Herwegh, come sempre, mentre le loro legioni giacevano morte o in prigione. Anche Gustav Struve, al secondo tentativo fallito di “rivoluzione repubblicana nel Baden”, organizzato dalla vicina Svizzera, si salverà: lui a opera delle truppe imperiali, per avere poi onorata carriera politica negli Usa - quale competeva, si può dire, al discendente di nobile famiglia russa di diplomatici e astronomi. Si salvò in Svizzera, ma in carrozza, pure Wagner, mentre a Dresda quattrocento repubblicano furono uccisi e un migliaio arestati e condannati.
Anche l’impianto è nel complesso apprezzabile. Malgrado i soliti difetti di una storiografia europea ormai nordcentrica. Rapport, storico a Sterling, francesista, ha una bibliografia quasi esclusivamente anglosassone. Di italiano ha Cattaneo, col “Manin” di Ginsborg e il medico Carlo Osio, il capo repubblicano, della raccolta di Della Peruta, “Milano nel Risorgimento”, e poco più. Le Cinque Giornate segue preferibilmente con Hübner, giovane ufficiale austriaco, conte von. L’insurrezione di Vienna con Stiles, l’incaricato d’affari americano. Quella tedesca con Fanny Lewald, che non si sa chi sia (è una scrittrice prussiana, ebrea, femminista, testimone delle rivolte a Parigi, Berlino e Francoforte, che ne scrisse al futuro marito Adolf Starr, e con queste lettere ha pubblicato due volumi di memorie nel 1850, n.d.r.). Trascura in genere la religione, se non come fatto aneddotico – i vescovi col tricolore. E fa il '48 italiano partendo dal dopo, anzi da oggi. Trascura il Sud, la Calabria, Palermo, Napoli, pure ricco di episodi suggestivi. “Il primo scontro violento del 1848 si verificò a Milano”, esordisce. Con lo “sciopero del fumo”, nientemeno, deciso a Capodanno dai giovani nobili del Jockey Club, goliardi a cui l’Austria oggetto oggi di tanta nostalgia rispose con la solita rozzezza. Rivaluta perfino il vecchio maresciallo Radetzky, poiché lo fa la storiografia del mito asburgico. Poi si corregge: “La prima vera e propria rivoluzione era scoppiata in Sicilia”. Dove i moti del 12 gennaio a Palermo portarono in pochi giorni alla liberazione di tutta l’isola, eccettuato l’arsenale di Messina – dopodiché insorse Napoli con i “lazzari” (che spaventarono anche un sincero rivoluzionario come il russo Herzen). Non va oltre e si perde il meglio: la Sicilia manterrà a lungo la carica rivoluzionaria, che sarà sradicata dla nuovo r egime nitario. Nel 1860 era ben pronta all’arrivo di Garibaldi e dei Mille, ma in un’altra prospettiva: Garibaldi invece si trovò dover fare, con Bixio e altri volontari, il “carabiniere”, come l’onesto Nievo non mancava di segnalare ai suoi amici rimasti a casa.
Il 1848 insomma resta da fare – una vera rivoluzione non si esaurisce… Ma questo atlante è piacevole e utile. In particolare spiega molto bene che la rivoluzione riuscì, fino a quando riuscì, per l’unità delle varie forze ribelli. Implose quando si divisero, repubblicani contro monarchici, liberali contro socialisti, città contro campagne, tedeschi contro slavi, e le innumerevoli tribù slave l’una contro l’altra, viennesi, magiari, alsaziani contro ebrei, piemontesi contro italiani. Con Cavou che dice meglio gli austriaci che i repubblicani. In particolare, Rapport sa mostrare, forse perché senza pregiudizio, quello che sarà il punto debole della riunificazione: i sospetti, a Milano e a Venezia forse più che a Napoli, di espansionismo sabaudo, fondati - ma il Piemonte è intanto diventa il centro di attrazione del patriottismo, negli anni 1850, per aver conservato lo Statuto, le garanzie liberali se non repubblicane. Fu anche la rivoluzione del telegrafo: le notizie per la prima volta arrivavano in pochi minuti, come oggi su Twitter e YouTube.
Mike Rapport, 1848, Laterza, pp. 579, € 11

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