Fra tutte le alternative a Berlusconi doveva capitare proprio Pisapia, una copia di Zapatero? I collaboratori dell’arcivescovo Tettamanzi sono in agitazione. Nasce qui la non scelta ieri di Casini e Rutelli. Fini avrebbe voluto dare la spallata a Berlusconi, gli altri sono stati trattenuti, in una serie di telefonate con Milano, e così il grande Centro ha deciso di lasciare liberi i suoi elettori. Che non è una non scelta: è una scelta. L’arcivescovado, e le potenti leve che esso manovra nella Milano che conta, su tutti l’immobiliare e le banche (e quindi indirettamente il “Corriere della sera”), hanno visto all’improvviso, mentre si dileguava infine l’incubo Berlusconi, insorgere quello dei matrimoni gay, della pillola del giorno dopo libera, e del cambio libero di sesso all’anagrafe.
Il cardinale Tettamanzi, che forse l’avrebbe tolerato, non ha più presa sull’arcivescovado milanese. È in uscita da tempo, e per molte funzioni è supplito direttamente dal Vaticano. Come già per l’elezione regionale nel Lazio un anno fa, quando ci fu un rush finale pro Polverini di tutti gli ambienti confessionali per scongiurare una presidenza Emma Bonino, lo stesso sta avvenendo a Milano, sotto traccia ma non poi tanto. Pisapia non ha vinto al primo turno per pochi voti, e potrebbe aver perso.
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