Giuseppe Leuzzi
Il delitto è moderno
I carabinieri antichi.
Record a Milano dei pensionati baby, un quarto del totale. Ci sono, ci sono ancora, 532 mila pensionati baby, per quasi due terzi sono a Nord dell’Appennino, e per quasi un quarto sono lombardi. Non fa scandalo e anzi non se ne parla, ma sono cifre Inps e Inpdap, e quindi vere.
Va al Nord il 70 per cento delle pensioni baby Inps e il 61 per cento di quelle Inpdap. Che però sono la stragrande maggioranza, quattro su cinque. Il pensionato baby è infatti tipicamente un\a impiegato\a della Pubblica Amministrazione, quasi sempre insegnante. Ma ci sono anche Di Pietro (pensionato a 44 anni), la moglie di Bossi (39), e tre onusti banchieri, Masera (44), che è stato anche ministro, Gallo (45) e Sarcinelli (48), con assegni da 15-18 mila euro, al mese.
La Lombardia ha 110.497 pensioni baby. La Sicilia, con una popolazione analoga, 21 mila. Al secondo posto viene il Veneto, con 57 mila assegni, al terzo l’Emilia-Romagna, 53 mila, quarto il Piemonte con 48 mila. Con le altre regioni del Nord si arriva a un totale di 334 su 532 mila.
Che fine ha fatto la Torino-Lione? È il Ponte sullo stretto il solo Ponte dei sospiri? E la Pedemontana? O la Variante di valico? Per non dire della Malpensa. Per esempio al confronto con Gioia Tauro – non c’è confronto: lo sperpero e il malaffare sono solo a Gioia, si sa.
Nelle indagini locali, delle Camere del lavoro, di qualche sociologo, anche di qualche storico, raro, e nelle memorie orali che ultimamente si vanno raccogliendo, la campagna di buona metà della Toscana nei dieci-quindici anni dopo la guerra, in Maremma, nel pisano, nell’entroterra della lussuosa Versilia, nelle Apuane, in Garfagnana, nel Pistoiese, nonché del Veneto, da Belluno a Rovigo, nell’alto Friuli, nell’entroterra marchigiano, era in condizioni miserrime. Braccianti, fittavoli, mezzadri vivevano in case minime, senza vetri, più spesso senza pavimenti e senza gabinetto, senza acqua corrente, senza elettricità. Il ritardo del Sud è recente, ha perso il treno della Repubblica.
“Porca madosca!”, familiare parabestemmia un tempo in uso, sarebbe toscana? La usa Nino Filastò, l’avvocato fiorentino scrittore di noir. Di padre calabrese, è vero.
Un piccolo trasportatore di Caulonia si fa spesso la fine settimana un viaggio fino a Roma, se necessario fino a Bologna, con cibarie cotte e semicotte della mamme di Caulonia, Gioiosa Marina, Locri, Bovalino, per i figli in carriera nell’Alta Italia. La cosa si merita ampie pagine dei giornali italiani dopo che il “Wall Street Journal” ne ha scritto – sì, il giornale finanziario, di Wall Street.
Il “Wall Street Journal” ne fa un articolo di colore, racconta una curiosità. Tra l’altro non omette di segnalare il carattere sessantottino, più che meridionale, delle mamme, professoresse in pensione, impiegate della Regione, delle Poste, del Comune, che “fanno la vita” dei figli anche in pensione. Il ”Corriere della sera” ne fa un caso di etnologia – “guarda come sono strani!”
Sud
Muore Ernesto Sabato, quasi centenario, ricordato con ampiezza e simpatia dai giornali. Ma non abbastanza per menzionare che era figlio di genitori calabresi. Se fosse stato figlio di brianzoli?
È però vero che i figli non condividono la nostalgia dei genitori, sia pure quella che dev’essere stata fortissima dei genitori Sabato, calabresi albanesi, doppiamente cioè caratterizzati: i figli vogliono essere “del luogo - non estranei, non minoritari. E come loro i loro figli, condannati a essere comparse. È alla terza generazione che si risveglia solitamente la curiosità e l’orgoglio delle origini. Il Sud rivive così nelle terre d’emigrazione, in Canada, in Australia, in Sud America, quale era prima della guerra, e talvolta prima della grande guerra.
“L’invenzione del Sud” è titolo di Nicola Zitara, sulla manomissione del mercato dei capitali al Sud da parte di banchieri e speculatori del nord dopo l’unificazione. Ma la nozione è molto più ampia, anche se ha radici nell’unificazione. Sosterrebbe un genere narrativo.
I calciatori del Bologna usano permessi di parcheggio contraffatti, da invalidi. Sul “Resto del carlino” e sul “Corriere della sera” la città si è per questo “meridionalizzata”.
Per Severgnini, colonna del “Corriere della sera”, è anzi l’Europa che si “meridionalizza”. Perché ha visto gli inglesi a Londra piangere ai funerali di Lady Diana: “Londra sembrava Napoli”, scrive. E si ricorda che un etnologo svedese che sostiene questa tesi vent’anni fa gli ha spiegato che la Svezia si è appunto “meridionalizzata”: “Siamo diventati più emotivi, più sensuali, più indisciplinati”.
L’etnologo svedese, di nome Ake Daun, aveva sostenuto la sua tesi un po’ provocatoriamente, ma come a dire. “Stiamo migliorando”. E ha intitolato il libro che ne aveva ricavato “Stiamo diventando italiani?” per vendere qualche copia in più. A Milano invece la cosa puzza.
Nella realtà il mondo non si sta meridionalizzando, sta solo peggiorando: superficiale, asfittico, presuntuoso. Un certo mondo: l’Europa, gli Usa. Ma al Sud – anche Milano è al sud in Europa - i migliori sono sempre convinti che il mondo peggiora per colpa del Sud. La famosa linea dalla palma di Sciascia che sale come una marea irrefrenabile. È così che il Sud si trova a governare il mondo, pur non contando nulla. Come se il meglio del Sud fosse, alla fine, la stupidità.
La riscrittura della storia negli ultimi cinque secoli, in conseguenza della Riforma e della fuga da Roma, con la serie infinita di abiure imposte e richieste di perdono per gli errori (che tali peraltro non sono in chiave comparativa: quanti orrori nel protestantesimo!), ha comportato non solo la squalifica della chiesa al di là dei suoi demeriti, ma anche quella del Mediterraneo. È la Riforma, più che le scoperte, ad avere emarginato il Mediterraneo. La riprova è nel destino infelice di Spagna e Portogallo, potenze anch’esse atlantiche, e prima della Riforma meglio piazzate nelle scoperte rispetto all’Olanda e all’Inghilterra un secolo dopo. In conseguenza della Riforma, la chiesa è riuscita a recintare l’Italia, la Spagna e il Portogallo, ma anche i riformati hanno steso un cordone sanitario, dottrinale e pratico, sopra il Mediterraneo. Dei paesi cattolici hanno prosperato la Francia e l’impero asburgico, potenze continentali più che mediterranee, che peraltro si tenevano a cavaliere, con gli ugonotti, i libertini, gli illuminati, il giuseppinismo, della Riforma.
Da ricco ch’era, e considerato, il Mediterraneo è diventato d’improvviso povero, e non considerato. Con la perdita quasi in contemporanea dell’autostima, come oggi si dice, di ogni considerazione di sé. Le ultime idee buone dell’Italia, i Comuni e il Rinascimento, sono “opera” di due svizzeri, Sismondi e Burckardt. L’unico apprezzamento della mentalità pietistico-cattolica si deve a un tedesco, Max Weber, che conosceva bene la latinità. E la rivitalizzazione del mondo greco, qualsiasi cosa esso fosse, si deve a due tedeschi, uno ispirato all’antichità, Nietzsche, e uno di formazione cattolica, Heidegger. Ma col ridicolo tentativo – molto “riformato” – di saltare la storia e fare dei greci, dei filosofi greci non dei pastori di capre, i progenitori dei tedeschi, il nazionalismo può facilmente essere ridicolo.
Il disprezzo del Sud è ipermoltiplicato nell’ultimo quarto di secolo. È un pregiudizio: si applica già a chi abita al pianterreno rispetto a chi abita all’attico, e alle persone basse di stature rispetto a quelle alte. Come tale potrebbe quindi rovesciarsi d’improvviso: le persone brune, per esempio, sono ritenute più sane di quelle pallide, oggi rispetto a uno-due decenni fa. Ma la tendenza resta solida.
L’unico filone vivo del Mediterraneo è il rinato ebraismo. Mette insieme il fondamentalismo, cioè il recupero totale della tradizione, con il suo opposto, il modernismo, anzi con una sorta di bulimia delle novità. È rinascente, quindi pieno di energia e di stimoli. Se si confermerà un fenomeno mediterraneo, il che però è dubbio. È nato in Germania e viene dall’America - dall’America come luogo culturale più che geografico: l’università di Gerusalemme potrebbe trovarsi nella Nuova Inghilterra. Tende anche a saltare la sua millenaria storia mediterranea – latina e cristiana.
Sicilia
Raffaele Lombardo, eletto alla presidenza della Regione Sicilia da Berlusconi, governa col Pd.
Rinviato a giudizio per mafia e non difeso dal Pd, cerca conforto a Roma da Berlusconi.
Poi torna a Palermo e governa col Pd, che malgrado l’accusa di mafia, che condivide, non gli ritira il voto.
Ha impersonato l’Antistato, più di qualsiasi terrorismo. Ha ucciso diecine, centinaia di giudici, Procuratori Capo, onorevoli, generali, dove e quando ha voluto, a tiro singolo e con le bombe, le mine, le bombe a tempo, le bombe radiocomandate, le più protette eccellenze dello Stato, dopo averle minacciate: lo ha detto e lo ha fatto. Nell’impunità. Il generale Dalla Chiesa, i parlamentari illustri La Torre e Mattarella, i Procuratori Capo Costa, Chinnici, prima dei giudici Falcone e Borsellino, tanto per dire alcuni nomi. Ha distrutto la Conca d’Oro e mezza bellezza di Palermo (beh, un pizzico, Palermo e il palermitano sono eccezionalmente belli e ben conservati). Ha infettato e distrutto l’industriosa Catania, i suoi quattro cavalieri nazionali della grande edilizia, i laboratori farmaceutici, i semiconduttori, e la liofilizzazione degli agrumi. Una potenza. Inafferrabile, incontenibile. La Repubblica aveva tenuto testa al papa sul divorzio e l’aborto, agli Usa quando volevano uccidere Gheddafi, e all’Urss tutto il tempo dacché era nata, ma con la mafia era inerme.
Questo per trent’anni. Poi li hanno presi, e si è scoperto che la mafia onnipotente era Totò Riina “u curciu”, un analfabeta di ritorno, e Bernardo Provenzano, un bigotto. Per l’amore sempre della “traggedia”, il romanzo della realtà sovrapposto alla realtà. Dell’esagerazione, sia pure suicida.
Ma Provenzano, dopo che l’hanno preso, nemmeno Andrea Camilleri ha saputo rianimarlo. Non ci resta che farlo confidente.
A Palermo la Procura chiede l’assoluzione per un onorevole Romano, frattanto diventato ministro di Berlusconi: non è concorrente esterno in associazione mafiosa. Ma allora è il giudice che chiede alla Procura di riaprire un’indagine già archiviata nel 2004, per vedere di farlo concorrente esterno. Sulla giustizia in Sicilia non tramonta mai il sole? O, come vuole il detto, “falla come vuoi, sempre è cucuzza”.
Ciancimino figlio è dunque ar gabbio. Era ovvio, per uno che inventa facile. Ed era facile previsione che gli sarebbe finita male dopo che ha tentato di ricattare il prefetto De Gennaro. Meno prevedibile era che l’arresto fosse ordinato dallo stesso giudice che ha sfruttato Ciancimino in tutti i modi, fino al ricatto al capo dei servizi segreti. Il dottor Ingroia se ne è avvalso per tre anni in indiscrezioni pilotate, processi, articoli, e talk show.
Ciancimino figlio è stato arrestato a Fidenza. Strana location, per rinchiuderlo nel carcere di Parma? Per rinchiuderlo cioè con Provenzano e uno dei Graviano. C’è bisogno di supporto per addebitare le stragi del 1993 allo Stato, o meglio ancora a Berlusconi? Il teologo Spatuzza, il centokiller, certo non basta. Altrimenti la Procura di Palermo si costringerebbe magari a indagare la mafia a Palermo, e questo attenterebbe al mercato, in uno dei pochi posti immuni alla crisi.
leuzzi@antiit.eu
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