Marcegaglia ministra con Casini, il palazzo di viale dell’Astronomia venduto e affittato, in parte, e la centrale degli imprenditori ridotta a centro studi. Lo pensavano da tempo gli associati di Confindustria, lo dice Marchionne, cioè la Fiat, con l’enorme corteggio della componentistica, lo temono i tanti dipendenti, soprattutto quelli delle sedi distaccate – a Roma una rappresentanza ci dev’essere. La casa editrice del “Sole 24 Ore” rimane l’unico baluardo solido della fluttuante organizzazione degli imprenditori, ma gli acquirenti non mancano.
La presidenza Marcegaglia sarà stata il requiem della Confindustria. Che ha utilizzato in funzione delle sue ambizioni politiche. Trascurando i problemi centrali, che sono scoppiati indipendentemente, della contrattazione e della fiscalità, e parafiscalità. Su entrambi gli scacchieri, peraltro, quando si sono aperti, la presidenza Marcegaglia è sembrata, più che inerme, spettatrice condiscendente, sempre in subordine alle ambizioni politiche della presidente.
È stata una coincidenza ieri, ma è la realtà di ogni giorno, il feroce contrasto tra la presidente impegnata nel solito colloquio inconcludente con la segretaria della Cgil Camusso, mentre l’amministratore delegato della Fiat la accusava ferocemente, incontestato: “Non vogliamo rimanere associati in un’organizzazione che offre ostacoli legali, che dà opportunità a persone che hanno perso il referendum di appigliarsi a procedure legali e su accordi legali che non ci interessano”. A un terzo “tavolo”, come si dice in viale dell’Astronomia, Tremonti spiegava la sua riforma del fisco.
I giornali minimizzano le parole di Marchionne (“Il Sole 24 Ore” gli ha fatto dire: “Apprezzo quello che sta facendo Confindustria”). Ma la deriva appare ai più inarrestabile: il sentimento è alla sfiducia.
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