Due o tre giorni di attacchi all’Eni, grazie alla pronta disponibilità della Procura milanese, per il gas di Kashagan nel Kazakistan, poi più nulla. Solo sul”Corriere della sera”, non sul “Sole 24 Ore” né su “Repubblica”. Con accuse tanto gravi quanto confuse. È stato un tentativo di speculare sul titolo? È stato un attacco all’ad di Eni Scaroni, in favore di un candidato che ancora non sappiamo? Tutto è possibile, ma accusare l’Eni di corruzione in Kazakistan e in Iraq, dove tutto si deve comprare, è soprattutto un tiro mancino. Tanto più che il dossier girava da tempo, prima ancora della supposta indagine della Procura milanese, e si dava per scontato che fosse opera dei concorrenti del gruppo italiano, Shell o Bp, che in Kazakistan e Iraq evidentemente pagano gli interlocutori sbagliati.
Non è per caso che l’Eni è rimasto per sessant’anni alla porta in Iraq, feudo (ex) britannico – benché avesse perfino congegnato la fornitura di una centrale atomica a Saddam Hussein (poi distrutta da Israele). E non è il solo caso in cui Milano, e il “Corriere della sera” in particolare, fanno da cassa di risonanza agli interessi britannici. È prassi normale amplificare ogni critica, buona o cattiva che sia, dell’“Economist” e del “Financial Times”, i giornali delle banche britanniche, contro la finanza pubblica o società italiane. Siamo entrati ultimamente su spinta milanese in una guerra, alla Libia, che si sa montata di sana pianta dai servizi britannici, con proprio uomini sul terreno, e molte armi – la Francia ha preso l’iniziativa contro Gheddafi per non farsi scavalcare dalla Gran Bretagna.
Non c’è scandalo, Nel senso che non è una novità. “Consigli da Londra, la Milano inglese”, titolava un mese fa il “Corriere della sera”. Era sembrato un eccesso, forse ironico, di provincialismo. Ma potrebbe ben essere la verità: si fanno gli affarucci, non dichiarati, non onesti, a Londra come a Milano. Ma Milano non “vende” nulla a Londra, né dritte né dossier velenosi, mentre se ne fa terminale. E fa riemergere l’ombra di quando, nel 1960, lo stesso “Corriere della sera”attaccava, per la penna illustre di Indro Montanelli, l’Eni coi le carte fornite dai servizi segreti francesi (questa è storia, fanno male i biografi di Montanelli a non tenerne conto): In particolare Montanelli attaccò personalmente il presidente dell’Eni Enrico Mattei, che poco dopo farà una brutta fine.
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