Quella di Libia è una guerra di Obama, ma una guerra a malincuore. Una decisione presa dal presidente contro le perplessità, anche manifeste, del suo ministro della Difesa, Robert Gates. E più la guerra si trascina più diventa difficile per Obama sostenerla. Perché già si comincia a organizzare la campagna elettorale per le presidenziali fra sedici mesi e Gates potrebbe concorrere nel campo repubblicano. Dove non avrebbe rivali, e sarebbe allora un avversario difficile per Obama – più di un rappresentante dei tea parties (per non dire di una rappresentate).
Più defilata di Obama sulla guerra di Libia, e d’accordo con Gates, è Hilary Clinton. Al suo dipartimento di Stato hanno grande stima delle qualità politiche di Gates. Che non è una “colomba”: è uno di quelli che alla Cia, dove ha fatto carriera, voleva bombardare i sandinisti in Nicaragua. Ma non dove le guerre non si vincono facilmente. Gates è stato il ministro della Difesa di Bush dal 2006, in sostituzione del “falco” Rumsfeld, che aveva fallito la “pacificazione” dell’Iraq e dell’Afghanistan. E per la sua moderazione era stato confermato da Obama.
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