L’allora colonnello North documenta l’operazione Iran-Contra, la fornitura Usa segreta di armi all’Iran degli ayatollah venticinque anni faper finanziare i gruppi antisandinisti (“contra”) in Nicaragua. Una storia molto americana: un libro profondamente – mostruosamente – antiamericano, perché espone, da amerikano in tutti i sensi, entusiasta, buono, familista (ora North è commentatore alla tv Fox di Murdoch contro i “diversi”: il colonnello aveva quarant’anni quando “comandava” il Medio Oriente), religioso, puritano, coraggioso, fortunato, avventuriero della libertà, la miseria del sistema politica, giudiziario e dell’informazione negli Usa. Come chi mettesse in mostra l’intestino, pensando di fare cosa onesta – non intenzionale, nemmeno da parte degli editori furbi? Allora sarebbe anche una vera tragedia. Tra macchine schiacciasassi che possono ridurre in poltiglia qualsiasi santuario, contro ogni ragione, robot impazziti.
Getta una luce sinistra anche sul modo Usa di fare la politica estera, sempre avventato, e più dopo la fine della guerra fredda e della paura nucleare. North non poteva agire da solo, nel mezzo di un’organizzazione che più burocratica non si può. È possibile dirlo ma solo se: 1) si vuole affermare che il Congresso decide tutto, ma allora contro ogni evidenza, 2) si vuole, a destra e a sinistra, salvare il reaganismo perché ci ha portati al mercato, a cui tutto da allora è improntato, anche la politica estera e la guerra, 3) si vuole moraleggiare.
Nei capp. 15 e 16 è una testimonianza feroce di come la democrazia americana sia un mostro cartilaginoso senza alcuna sensibilità, che cresce per escrescenza, e senza responsabilità. È un magma violento, un turbine, un uragano. Un circo tanto più pauroso in quanto non convince nessuno, nemmeno i saltimbanchi che lo animano – lo fanno per passatempo e per assolvere se stessi.
Oliver North, Under fire, an american history
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