Pirandello a Parigi. Sembra tutto detto e invece era un altro. Non tanto lui quanto il mondo cui si era legato per più fili, quello di Guido Torre Gherson, ex ufficiale dell’esercito, “massone del Re” e per questo osteggiato dal fascismo, tenutario di bordelli, impresario di ogni genere di teatro e più dell’avanspettacolo e dello spogliarello, musicista, in proprio e con Luigi Russolo, occultista, guaritore, gestore a Parigi di un Circolo della Massoneria, e per otto anni, fino alla morte di Pirandello, suo agente per il mercato angloamericano. Una maschera più che un essere reale, a tratti ubuesca, a tratti inquietante – si voleva in lotta all’ultimo sangue con Logge a lui avverse, e si difendeva prendendo più nomi, travestendosi, nascondendosi (ma sempre viaggiando nei migliori alberghi).
Un personaggio che sembra inventato, questo “ebreaccio” un po’ troppo grasso. Che ebbe il potere di far ridere e insieme irritare Pirandello, che così lo apostrofò talvolta nelle sue lettere inappetenti a Marta Abba, la leonessa fulva. Torre catturò Pirandello nel 1928 alla rappresentazione parigina della “Traviata” che segnò il debutto di Margherita Carosio, allora ventenne, introdotto dai fratelli Isola, due oriundi italiani impresari di teatro leggero che sembrano anche loro inventati. Torre abbordò Pirandello in compagnia di una contessa di Lunelle, detta anche Talc-d’Azur, ex spogliarellista regina del Mogador, il locale officiato dagli Isola. Che sarà la sua compagna per tutti gli anni del rapporto con Pirandello, e poi si dileguerà, dopo i Fronti Popolari del 1936, essendo una probabile – a giudizio del Torre – spia sovietica (e Torre di chi era spia, tra gli emigrati a Parigi, con quella biografia così inventata? facile indovinello).
Anche il Mogador ha una storia che ben figurerebbe nel fogliettone Torre-Pirandello. Il nome è di una località del Marocco, di cui il romanzo “La gioia del giorno” dà succose coordinate: “Nel 1844 il principe di Joinville vi aveva sconfitto il sultano del Marocco. Dalla vittoria prese il nome d’arte Céleste Vénard, che debuttava quindicenne nel bordello di Musset a Parigi, poi ella stessa poetessa e scrittrice di fama, Céleste Mogador, contessa di Chabrillan, che sarà con Garibaldi madrina di un figlio non riconosciuto di Dumas. Essendo stata il centro della porpora per i romani, da cui le isole Porporarie, e piazza portoghese nell’Atlantico meridionale, piazza di schiavi, l’aria di decadenza vi è connaturata. A Mogador il sultano del Marocco sognò il suo Risorgimento e la rifece col nome Essauira, la ben disegnata”.
Pirandello non mancava di contatti diretti con i migliori editori angloamericani e i maggiori impresari teatrali e produttori di cinema, ma Torre seppe prospettargli lucrosi contratti, e anche fargli effettivamente guadagnare qualcosa. In particolare, con Torre nelle vesti di musicista, “Gad Gherson”, e del jazzista Jack Berls, Pirandello mise a punto una commedia musicale, in francese e in inglese, impresaria in America una traduttrice e adattatrice che Torre si era inventata, Irma Bachrach, da cui si aspettava grandi cose. Il titolo è “C’est ainsi” o “Just like that”. Di essa si era saputo finora pochissimo, e invece esiste, quasi a stampa, lasciata in eredità al nipote Paron dallo stesso Torre. Con tanti altri inediti di Pirandello, e un altro musical inedito degli stessi Gherson-Berls, “Rudy”, su Rodolfo Valentino. Delle cose di Pirandello Torre non riusciva ad andare oltre le bozze di copertina, fantasiose bisogna dire, colorate.
Il libro si legge come un’invenzione – un falso letterario (costruito però con ingenuità). Mentre i testi, i progetti, i personaggi e gli eventi narrati sono documentati e reali, e non marginali nella vicenda di Pirandello. Come dire che di lui sappiamo sempre poco, il muso della censura è ancora in funzione.
Paron racconta lo zio. Pedersoli illustra l’archivio da Paron ereditato. E in appendice lega l’esperienza del mondo di guitti e maghi che attorniava Torre a Parigi con la genesi dei “Giganti della montagna”, nel soggetto e nei personaggi, uno per uno, il poeta Cotrone, la C0ntessa etc. Non escluso un sorprendente ribellismo politico di un Pirandello reduce dalla censura in Germania per “Questa sera si recita a soggetto”, e dal fallimento in Italia col Teatro dell’Arte: i nomi delle due famiglie imbarbarite, i Buronzo e gli Arluffi, echeggerebbero l’ira contro Benito e Adolfo.
Giuseppe Paron, Giacomo Sebastiano Pedersoli, Un amico di Pirandello, Edizioni Fondo Torre Gherson, pp. 224 €15
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