Giuseppe Leuzzi
Il colera dei cetrioli ad Amburgo è subito addebitato al produttore spagnolo di cetrioli stessi – che può venire di buono da Almeria? Senza nemmeno guardare se magari non sono stati lavati con acqua infetta dall’importatore, o trattati con sostanze infette. Poi si accerta la verità, per evitare querele spagnole, potenzialmente costose. Ma senza il bisogno di scusarsi: per uno di Amburgo già i bavaresi sono sospetti, figurarsi gli spagnoli – l’etica protestante è della superiorità: io e il mio Dio.
Il colera ad Amburgo si chiama Escherichia Coli.
Una pubblicità turistica (forse) infelice della Regione Calabria serve a Gian Antonio Stella e al “Corriere della sera” per sostenere:
1)I Bronzi di Riace non sono calabresi, sono finiti in Calabria per il maltempo.
2)Gli avvocati di Catanzaro sono tutti falsi, hanno copiato i compiti.
3)In Calabria è un settimo di tutte le case abusive d’Italia.
4)Ce n’è una ogni 150 metri di costa – ma questa non sarebbe già una buona cosa?
5)Anche i nomi, la Calabria ne abusa: “Hotel Poseidon”, “Costa degli dei”, “Ristorante Magna Grecia”.
Il “Corriere” non dice di chi “sono” i Bronzi. Si potrebbe allora pensare che l’indignato Stella si diverta. E invece no, è proprio indignato. Leggere per credere:
http://www.corriere.it/cronache/11_giugno_08/stella-spot-bronzi-riace_19c76b98-918e-11e0-9b49-77b721022eeb.shtml
Napoli
Eletto De Magistris, i rifiuti sono scomparsi a Napoli. Ora vengono raccolti? I napoletani si contengono?
Lorenzo Cesa, il presidente dell’Udc (lo è ancora?), è stato sotto il cecchinaggio di De Magistris in due, se non tre, delle inchieste farlocche dell’ex magistrato a Catanzaro. Fino a un paio d’anni fa. Ma alle elezioni ha fatto da predellino di lancio per il decollo della candidatura De Magistris. Con Antonio D’Amato e consorte, e il loro grande progetto immobiliare a Ponticelli, sito dove invece dovrebbe essere costruito il nuovo termovalorizzatore, a cui è interessato anche il cardinale Sepe. Gli affari prima del’onore.
È morto a Napoli un turista scippato. Ma né mentre lo curavano in ospedale né alla morte i due candidati a sindaco si sono fatti vivi. Anche solo per i dieci secondi dell’apparizione al tg. L’anema e core di Napoli è insensibile.
La campagna di Antonio D’Amato contro il candidato berlusconiano a Napoli era in realtà contro il termovalorizzatore di Ponticelli. In un’area cioè che D’Amato e consorte, Marilù Faraone Mennella, intendono “valorizzare” con un megaprogetto immobiliare, il NaplEst. Ma nessuno lo dice al “Mattino”. Neanche al “Corriere della sera”, che ha dato mezza pagina a D’Amato in campagna elettorale e nessuna replica al candidato berlusconiano.
Plebiscito per un signore che non ha altro credito che quello di magistrato a Catanzaro in Calabria. Dove ha fatto in otto anni tre processi, tutti fasulli. Sapendo che erano fasulli. Per colpire il centrosinistra, in Basilicata, in Calabria, e a Roma – qui aveva messo Prodi a capo di una loggia segreta a San Marino.
De Magistris si è costruito un personaggio proprio per aver rovinato la vita e la politica di alcune diecine di persone. È così che è piaciuto a Napoli. Il napoletano si dice indolente, ma quando c’è da votare vota. Anche al secondo turno, quando pochi votano.
Autobio
Sono cresciuto con “porca madosca!” tra i “tamarri”. Che da qualche tempo sono stati milanesizzati, ma senza riconoscere l’origine. Mentre “madosca” è registrato nelle chat e i forum come interiezione popolare settentrionale, e così anche dal dizionario Hoepli.
Ma poi l’origine di tamarro non sarà biblica? Tamar è nella Bibbia una città, non altrimenti identificata, e una donna. La prima volta è la nuora del re Giuda, al quale vanno a dire: “Tamar, tua nuora, ha fornicato, non solo, ma è incinta della sua fornicazione”. Al che Giuda stabilisce: “Conducetela fuori e bruciatela”. Tamar allora gli manda alcuni oggetti, e il messaggio: “Iio porto il figlio di colui cui appartengono questi oggetti”. Al che Giuda riconosce: “Ella è più giusta di me”. E, dice pudica la Bibbia, “non ebbe più rapporti con lei”. La terza Tamar è la figlia di Assalonne, figlio di Davide, “molto bella”. La seconda, probabile origine della parola spregiativa, è sorella dello stesso Assalonne, anch’essa “bellissima”, che il figlio primogenito di Davide e suo fratellastro Amnon violenta e poi scaccia, per cui essa, sola in strada, si straccia la tunica e si impolvera il capo (si rifuggerà in casa di Assalone, che poi ucciderà Amnon).
Poter lasciare il portone aperto di giorno è un segno di forza. Come di fiducia reciproca. Falsa: se c’era, questa fiducia non c’è più. C’è solo il sospetto. Senza altro motivo che l’invidia sociale, perfino nelle forme dello snobismo. Lo snobismo della campagna è da studiare. Non c’è il ruolo sociale della ricchezza, non c’è mai stato: non ci sono mai stati padroni, Ma non c’è nemmeno qualità dell’animo, professionalità esperienza, o buoni propositi che tengano. Non c’è l’idea di fare parte di una società – se non occasionale, e di più su basi politiche.
Si rifà volentieri il viaggio in Calabria, in ogni stagione, malgrado la lunghezza del tragitto, e i continui problemi, sia di treno che di autostrada. Per una sensazione di libertà, nel territorio forse più inquinato dal malaffare e dalla mancanza di difese legali. Mancano i servizi, la gioventù cresce crudele e asociale. Abbiamo fatto sei rapimenti di persona negli anni a cavallo del 1960. E non sappiamo chi li ha fatti. Ma il malaffare è riconosciuto e tenuto in punta di bastone. Il ritorno è privilegiato dal territorio, col cielo sempre aperto e l’orizzonte, tutto una terrazza sul mare in qualsiasi punto. Che è, bene e male, una regione a parte e un mondo.
Tutti un po’ ovunque in Italia abbiamo “un paesello sulla coscienza”, l’urbanizzazione è recente. Ma immediato dopo l’urbanizzazione è stato il ritorno alle origini: la provincia, dopo il primo spopolamento, si consolida. Questa continuità, forse indebolita ma non perduta, che una sociologia non peregrina individua come la ricetta della resilienza dell’Italia, l’adattabilità al mutamento. Il mutamento è sempre sociale: nuove generazioni, nuove classi, nuovi uomini (tipologie umane) emergono, con volontà rinnovate e intelligenza. Ma più in Italia in ambiente provinciale.
Il primo racconto, a quattordici anni, sulla rivista “L’asino” inventata un’estate, a stampa, in più numeri, finanziata con interesse e generosità dai concittadini in piazza la domenica, è dei delitti impetuosi, immotivati, alla “Gente di Calabria”. Di cui Jean Giono dice nel “Voyage d’Italie”: “Ci sono spesso dei crimini nella montagna e sono sempre improvvisi”. Anche se le valli dell’Aspromonte sono aperte sul’orizzonte, sul mare. La collera e l’odio sono più decisivi, e duraturi, degli entusiasmi.
leuzzi@antiit.eu
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