Hanno aggredito tre anni fa due ragazzi, di nove e tredici anni, rinchiudendoli per 69 giorni in casa di correzione, con l’imputazione di atti osceni e incesto: un disegno imputato alla bambina avrebbe mostrato atti di copulazione con un bambino. Li hanno aggrediti per motivi abietti: i due ragazzi erano figli di famiglia non abbiente, e meridionale, che per questo deturpavano la scuola elementare e media alla quale erano iscritti, quella di Basiglio o Milano 3. Un quartiere che si pretende ricco e affluente della capitale morale. Sono stati assolti, al termine di un processo che solo voleva assolverli. Perché evidentemente parte del quartiere: la direttrice della scuola, due insegnanti, uno psicologo e un’assistente sociale.
Le imputazioni erano non lievi, semplici, e comprovate. Lesioni colpose a carico dello psicologo e dell’assistente sociale che avevano costretto il fratello a confermare che il disegno era della sorellina. Falso a carico della direttrice e di due insegnanti, le quali sapevano che il disegno era di un’altra bambina ma lo tacquero al Procuratore della Repubblica. Il Pm Forno si è opposto alle imputazioni, affermando che erano errori e non colpe. E la giudice ha condotto il procedimento in maniera da dargli ragione. E non per un fatto caratteriale, Forno non è un innocentista – è durissimo con Berlusconi, che per una scopata viene accusato dallo stesso di prossenetismo. Due giustizie, allora? No, è lo stesso Forno, la buona borghesia milanese. All’ombra peraltro del cattivissimo Procuratore Capo Bruti Liberati, che, a giudicare dal nome, di Milano è la parte nobile.
Questo sito aveva registrato la prima tappa dello scandalo il 25 maggio 2008,
http://www.antiit.com/2008/05/sud-del-sud-il-sud-visto-da-sotto-18.html
concludendo: “Solo è stata preparata con cura la festa dei compagni per il ritorno - la solita scena televisiva dei bambini civilmente impegnati. Magari dallo stesso sindaco e dal direttore didattico, la Rai non è così cinica”. Non è stato così, la “festa” è sempre a carico dei due fratellini, e dei loro genitori, che intanto hanno imparato che dovevano sloggiare. Né i fratelli né i genitori hanno mai ricevuto le scuse di nessuno, psicologo, assistente sociale, insegnanti, direttrice, sindaco. E il processo a queste persone, per imputazioni accertate, è stato invece a loro carico: il Pm Pietro Forno e la giudice Anna Maria Gatto sono stati “durissimi”, a detta del loro avvocato, prudente: “Sembrava che la famiglia e i bimbi fossero gli imputati e noi gli orchi cattivi”. I giornali giustizialisti non hanno nemmeno dato notizia della scandalosa assoluzione, il “Corriere della sera”, “Il Fatto Quotidiano”, “Repubblica”. Il sindaco di Milano 3, dopo la sentenza, ha accusato i due fratellini di “complotto”, sic, a danno suo e del comune.
Tre anni fa, il 25 maggio 2011 questo sito così poteva già configurare la vicenda:
“A Basiglio, o Milano 3, il comune più ricco d’Italia, una famiglia d’immigrati meridionali dava fastidio. Davano fastidio i due figli, di nove anni lei e tredici lui, che andando a scuola la infettavano. Sia quella elementare sia la scuola media. Finché un’insegnante delle elementari, la direttrice, il sindaco, lo psicologo e gli assistenti sociali non sono riusciti a mandare sorella e fratello in galera – in casa di correzione, in due case separate. Con l’imputazione di disegni osceni.
“A questo punto succede una cosa straordinaria: virtù impensate emergono nel giornalismo del gossip. Il fatto non poteva sfuggirgli, che dei meridionali pecorecci vadano a infettare la civica Milano. Ma allora, perpetuandosi lo scandalo per qualche giorno, si viene a sapere, un po' detto, un po' negato, ma insomma: non la bambina incriminata ha fatto il disegno osceno, bensì un’altra. Come si arguisce del resto dalla didascalia che lo accompagna. Dopo due mesi, e una sentenza del Tribunale dei minorenni, anzi esattamente 69 giorni, i due bambini incarcerati vengono liberati. Non subito: il ragazzo si farà un'altra settimana, perché la psicologa che seve dare il prescritto parere, non ha avuto il tempo di perscrutarlo.
“Il fatto non vuole dire nulla. Magari la direttrice, l’insegnante e le assistenti sociali sono meridionali, e la psicologa che dopo due mesi, trovando il tempo, scagiona i due bambini, è settentrionale. Oppure è viceversa. Il fatto è che Milano imbastardisce tutto. E sempre si assolve.
La casa di correzione i giornali pudicamente chiamano istituto, si elogia il senso civico della bambina che si è accusata dei disegni osceni, si critica lo Stato insensibile, e si tenta di non dire più che i colpevoli erano meridionali, infiltrati nel comune più ricco d’Italia. Di tacere che è stato detto. Ma sopratutto se ne parla il meno possibile: non ci sono tavole rotonde né articolesse sui bambini traumatizzati, sui genitori aggrediti, sugli insegnanti incapaci di leggere o razzisti, sugli psicologi che si pronunciano una volta a settimana - gratis?
“Nessuno si chiede se l’insegnante e il direttore didattico abbiano poi denunciato la bambina che ha fatto i disegni (non l’hanno denunciata), se gli assistenti sociali siano venuti a prelevarla e richiuderla (non sono venuti), o perlomeno se abbiano chiesto ai suoi genitori come mai a nove anni sapesse così bene il kamasutra (non l’hanno chiesto). Né perché a Basiglio lo Stato dei milanesi vituperato usi due metri.
“Solo è stata preparata con cura la festa dei compagni per il ritorno - la solita scena televisiva dei bambini civilmente impegnati. Magari dallo stesso sindaco e dal direttore didattico, la Rai non è così cinica”.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento