È la guerra di sinistra, malgrado le marce, le manifestazioni e i vessilli per la pace? Impossibile, le mamme sono sempre le stesse, che portano i figlietti alle marce con i drappi arcobaleno, le suore, i francescani, gli animalisti, e le tante altre anime buone. È però un fatto: la destra è sempre tentata di andarsene dall’Afghanistan, e non voleva bombardare la Libia, la sinistra marcia entusiasta, specie con Obama. Sui giornali di destra è possibile reperire qualche cifra di quanto le guerre per gli Usa ci costano (sui due miliardi di euro, l’anno), sull’“Unità” o su “Repubblica” no.
L’inversione dei ruoli è ormai un dato storico. Partita con la giustizia politicizzata, che in ambiente occidentale è sempre stata di destra, fascista, maccarthysta, democristiana (indimenticabili gli scoop “Lo specchio”-Andreotti a ogni elezione). E ampliata col mercatismo, cui la sinistra, forse per essere arrivata tardi o impreparata, è stata ed è singolarmente prona, a quella finanziaria dei Soros, che pure annientò l’Italia, a quella della grande distribuzione, a quella della rendita urbana, che da un paio di generazioni ormai sa che dev’essere di sinistra per andare impunita. La sfera privata e il libero giudizio, da sempre il fondamento della democrazia, sono ora perseguiti, ma non da destra come ci si aspetterebbe, da sinistra. Mussolini, che non si può apprezzare in nessun modo, ammetteva le barzellette, ora non più: il controllo, morale, impegnato, progressista, si vuole totale, fino alle imprecazioni involontarie.
Ora la destra, da sempre “amerikana”, mette in dubbio che fare le guerre sia l’unico criterio per essere un alleato affidabile. Gli stessi Usa, a destra e a sinistra, discutono d’altra parte l’opportunità di continuare le guerre in ambiente islamico che in dieci anni sono costate più dell’ultima guerra mondiale. A sinistra no, non si può discutere. A partire dal presidente Napolitano, se ne fa una questione dirimente: bisogna fare le guerre, ogni volta che Washington chiama.
I diritti? La pace? Domina a sinistra il conformismo. Si può pensare questo stato della sinistra come un riposizionamento tattico, a destra, per vincere le elezioni. Ma non c’è strategia, né tattica: è proprio un modo d’essere, spontaneo, viscerale, irragionevole. Pieno di sensi di colpa anche, i processi politici sono la macchia più terribile del comunismo, ma soprattutto di conformismo. Come se la Germania fosse alleato meno affidabile dell’Italia perché non va a bombardare la Libia. Due presidenze (ex) comuniste, di D’Alema al governo e di Napolitano al Quirinale, e due guerre, tra l’altro dannose anche all’Italia.
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