Scandali e Btp vanno insieme, la crescita esponenziale degli interessi sul debito italiano. E il “Corriere della sera”, il giornale della borghesia milanese diventato da un anno e mezzo il giornale della Curia, fa da battistrada.
Si discute se non sia un altro 1992, se la politica non sia da buttare, se non ci sia una casta, anzi c’è senza’altro, e se l’Italia non debba uscire nuovamente dall’euro. Si discute ma su un fatto preciso: questa volta il balletto è condotto dalla Rcs, dal “Corriere della sera” in primo luogo. Che “monta” a scandalo qualsiasi evenienza. Fino al ridicolo di due brevi e-mail di un’azienda che, dopo l’accertamento fiscale delle Entrate, si chiedono quando verrà la Finanza. Un’azienda che “al 50 per cento è di Berlusconi”, tuona il giornale della capitale morale. Sulla base di un’informativa mandata dallo svelto Procuratore napoletano Woodcock al suo compare Francesco Greco a Milano, il vice Procuratore che fa della protezione della Rizzoli Corriere della sera la sua bandiera. Un’informativa procurata da un colonnello della Finanza di Milano che non voleva a comandante il generale Adinolfi. E quindi adombrava che la e-mail si riferisse a una talpa. E di conseguenza, se c’è una talpa alla Finanza, perché non sarebbe il generale Adinolfi? Roba da non credere, ma è lì, su una grande pagina del “Corriere della sera” del 15 luglio.
La richiesta di dimissioni a Tremonti, fatta avanzare autorevolmente dall’illustre collaboratore Sergio Romano, è solo la parte visibile. Il lettore del giornale ha ogni giorno insidiose accuse basate sui testimoni anche più screditati, sulla base del noto principio del “Barbiere di Siviglia”, “calunniate, calunniate, qualcosa resterà”. Con l’obiettivo dichiarato di indebolire il governo, e per conseguenza il debito italiano. Con l’incredibile sottovalutazione della finanziaria appena varata, che tocca in una volta i tre totem intoccabili della spesa pubblica, sanità, pensioni e statali. Che il “Corriere” ha ridotto al folklore della casta. Non per cavalcare Beppe Grillo, che è l’indigenza politica, e i cui seguaci comunque non leggono. No, per montare la rabbia. C’è sconcerto per questo fra i collaboratori del giornale, che si gonfi una montagna su una spesa marginale rispetto al costo crescente ogni giorno del Btp. E ben sapendo che la politica ha un costo, e che questo costo è bene sia finanziato pubblicamente.
Lo schieramento del giornale è peraltro, indirettamente e direttamente, a favore della speculazione. Direttamente con la sottolineatura dei tanti punti deboli che il debito italiano invece non ha rispetto al debito europeo – anche quello della Germania per intenderci, che ha da tempo superato in tromba quello italiano. E con una certa onestà d’intenti, dichiarati. Sebbene al coperto dell’autorevolezza di insigni pilastri della speculazione, quali sono, e sono noti per questo, l’“Economist” e il “Financial Times”. Nonché di qualche commento un po’ indignato di giornalisti pensionati della testata, tenendo fuori gli economisti che meglio ne capiscono. Nel quadro della ipotesi neoguelfa della Curia milanese, e del suo uomo d’affari, l’avvocato Giovanni Bazoli. Col fine, anch’esso manifesto, di sbolognare Berlusconi dal governo e possibilmente dalla politica. Per riportare all’ovile, cioè a una nuova Dc, i voti confluiti su Berlusconi.
Il progetto di una nuova Dc sulle cenere del Pdl, che Berlusconi ha ora varato con Alfano, è una reazione al progetto che la Curia milanese ha in cantiere, col presidente dei vescovi Bagnasco, da un paio d’anni. A lungo il cardinale Tettamanzi e Giovanni Bazoli, il creatore del gruppo Intesa, hanno atteso che Berlusconi morisse, si diceva di cancro. Poi, Bazoli essendo diventato nel frattempo, nella sua incontenibile bulimia, anche il patron del già laico “Corriere della sera”, hanno deciso di non aspettare più prendendo l’iniziativa. Hanno cambiato inopinatamente direzione, da Paolo Mieli a Ferruccio de Bortoli. E instaurato in prima pagina i creatori di scandali, Rizzo e Stella, e la confidente della Finanza e dei Carabinieri, Sarzanini. Moltiplicando le trombe del giudizio anti-euro, contro l’Italia e contro ogni altro ostacolo eventuale in Europa: non una grande strategia, ma il vecchio efficace, biblico questo, e pretesco, “muoia Sansone con tutti i filistei”.
venerdì 29 luglio 2011
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