Ilare amaro ritratto di solitudini urbane – non dissimili oggi nella neo metropolitana Italia da quelle di New York del proibizionismo, quando l’alcol era d’obbligo (la differenza è che d’obbligo è ora la coca?), Miss Cuorisolitari fa sempre ridere amaro. È un’anticipazione anche della successiva, oggi dilagante, decomposizione del “sogno americano”.
"Nathanael West”, nato Nathan von Wallenstein Weinstein a New York da ebrei russi di Lituania di lingua tedesca, albergatore in quegli anni nella stessa città (specialmente benevolente con l’insolvibile Dashiell Hammett), aveva fatto presto ad afferrarne il frigore luciferino. Con un solo flash, già allora residuo, di ordinaria umanità: quando il ventiseienne titolare della posta del cuore, figlio di pastore battista, giornalista pieno di ambizione e di Cristo, il “Cristo dei Cuorisolitari”, a tratti “un Mussolini dell’anima”, si rivede ragazzo al piano, a una sonata di Mozart, che la sorellina danza, come “tutti i bambini, in ogni paese: al mondo non c’era un solo bambino che non danzasse, con gravità e dolcezza”.
La riedizione tiene a battesimo la nuovissima sigla milanese et al./edizioni. Mantiene il titolo delle precedenti traduzioni, ma con una nuova smagliante versione, di Marina Morpurgo, mozzafiato (“migliore” dell’originale). Il ritmo è tutto, in questa narrativa apparentemente leggera, alla Dorothy Parker, di cui West ha fatto la sua cifra, immortalata poi ne “Il giorno della locusta”, il mondo delle ombre di Hollywood.
Nathanael West, Signorina Cuorinfranti, et al./ edizioni, pp. 103, € 12
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