Si lamentano i costi della politica con conti assurdi: le indennità dei ministri, le cilindrate delle auto ministeriali. Questa è solo l’annosa (stucchevole, falsa, sciocca) polemica della virtuosa Milano contro Roma, e l’indigenza dei giornali. Mentre ognuno sa, ognuno fuori degli inutili giornali, o servi sciocchi, che la politica artiglia il paese attraverso gli enti locali, insaziabili.
Come i partiti avrebbero potuto votare per l’abolizione delle province? Gli enti locali, con la loro autonomia, di imposizione, sono semmai il maggiore investimento dei partiti. A ciò spinti dal plebiscitarismo dell’elezione diretta, di sindaci, presidenti di provincia, presidenti di regione. Ma abilitati dall’opinione: i referendum sull’acqua, per restituire la gestione dell’acqua ai rapacissimi enti locali, mostrano che l’ideologia localistica paga, gli elettori ci credono.
Ticket e tasse delle Asl, sulle medicine, il pronto soccorso e l’ospedale. Tasse di ogni tipo e misura sull’occupazione di suolo pubblico, sia pure per scaricare i mobili, con parcometri per ogni mq. disponibile. Tariffe esorbitanti, della spazzatura e dell’acqua. Multe salatissime per ogni minima infrazione stradale (tre e quattro volte quello che si paga in Germania), e sistemi truccati (nella taratura, nella collocazione) dei controlli di velocità e dei semafori. In aggiunta alle variabili, ma sempre esose, Ici, e addizionali comunali e regionali sul reddito.
Tutte entrate esorbitanti e proliferanti. Legittime, si dice, perché vanno a beneficio della comunità. Ma solo in (minima) parte, e dopo aver gratificato i sindaci e i presidenti con i loro assessori, e le loro spese elettorali camuffate: da concerti gratuiti e notti bianche, e in molte province da orchestre sinfoniche stabili, e polizie provinciali in suv. E perché tasse regionali sulla salute invece dei ticket? Per non gravare le assicurazioni, che infatti non le rimborsano – mentre si può fregare lo Stato, contro il quale si portano a detrazione.
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