Uno spiraglio la storica Gilda Zazzara riesce infine ad aprire nel rimosso, un blocco durissimo. Ventidue anni dopo la caduta del sovietismo, venti dopo la fine del Pci. Un segnale tanto più promettente per venire dall’editore che la storia più di tutti ha costipato – perfino Le Goff, perfino Canfora – nella sua seconda reincarnazione postliberale. E da una studiosa alieva di Guido Quazza, che fu censore occhiuto per conto del Partito di De Felice, della popolarità del fascismo.
Fra le tante assurdità del progetto egemonico togliattiano spicca quello di controllare la storia controllando la storiografia. Tanto più assurdo per essere stato non solo tentato ma (quasi) riuscito: basta scorrere la lista degli storici accreditati dal Partito in questo libro e confrontarla con la produzione storiografica edita dalle grandi case editrici e pubblicizzata nei giornali egemonizzati per vedere che poco ne restava fuori – e quel poco massacrato, da Chabod a De Felice. Tutti presto perenti, Spriano, Alatri, Procacci, Ragionieri, Caracciolo, Cafagna, Zangheri, Rosario Villari, Villani, Santarelli, Carocci, Zangheri, Gastone Manacorda, lo stesso Quazza, nessuna opera se ne ricorda, ma dominanti. Maestri della “memoria trapiantata”, guardie giurate del centralismo democratico, o delle parole d’ordine, il politicamente corretto di una volta. A Chabod, alla sua “Storia della politica estera italiana” fu rimproverato di non aver tenuto conto della masse contadine – proprio così: lo scrisse Caracciolo su “Rinascita” nel 1951, e lo ribadirono Arfè e Carocci, la reazione era, come è, sempre corale.
Si suole dire quello dell’egemonia progetto gramsciano ma in realtà è del partito di Togliatti, e poi di Berlinguer. Un progetto talmente insidioso, malgrado la ridicolaggine, da essersi insediato stabilmente nell’“opinione pubblica”, sempre e unicamente faziosa: i media, i talk show, le intercettazioni, le indiscrezioni, i vari servizi che, nell’abolizione della storia decretata da Luigi Berlinguer a fine millennio, tengono ora il posto della storiografia. Del resto si può riderne solo standone fuori: il rifacimento degli eventi e dei personaggi fu collaudata specialità sovietica, già da Lenin e fino a Breznev, di grandi capacità persuasorie bisogna dire (la storia dell’opinione pubblica al tempo del Komintern e di Willi Münzenberg, pure così appassionante, resta sempre da fare).
Gilda Zazzara, La storia a sinistra, Laterza, pp. 208 € 20
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