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Conan Doyle – Psicologi, storici, medici operano sempre più a mezzo di congetture. Come dei detective. Procedono con l’immaginazione, di cui nessuno più contesta gli spazi di verità. L’inventore di Sherlock Holmes diventa immortale per avere aperto la gabbia del romanzo ottocentesco (i tipi-ruoli, le tematiche, i finali) non solo, ma anche la storiografia e la filosofia degli schemi (patterns) e dei sistemi.
È dura fare dello stolido, impegnatissimo, occupatissimo Conan Doyle un innovatore, e anche sopraffino, ma non c’è niente di meglio.
Croce – Capita ancora di leggere nei giornali e ascoltare nelle serate culturali estive di Croce come di quello che ha amputato la cultura in Italia, impedendole ogni trasgressione, verso il fantastico, l’insolito, l’irregolare. Mentre Croce è ben morto da moltissimo tempo. Dal 1952 per l’anagrafe, cioè dalla seconda guerra mondiale, e dalla prima, anzi dalla guerra di Libia, per l’anagrafe culturale. L’Italia è amputata dal neo realismo sovietico, che ha dominato, questo sì, e continua a dominare in Italia – di cui Croce è una delle vittime, la vulgata del crocianesimo che ci affligge.
Dante – ”Sulla poesia di Dante e Beatrice”, uno dei Tredici Sonetti di Brecht, ha anche una versione scurrile, come molte altre poesie dello stesso (G.Scholem, “Walter Benjamin”, p.25)
È il riferimento, nel Novecento, della letteratura più solida e innovativa, Joyce, Pound, T.S.Eliot, Beckett. E del fascismo.
Si può liberare il “Paradiso” dagli angelismi, e dalle polifonie (Palestrina), l’“Inferno” da Doré, la vita di Dante dalla politica repubblicana. Certo Dante non è(ra) contemporaneo, se la contemporaneità sta(va) per il centralismo democratico.
“La cultura è notizia che rimane notizia”, assicura Pound. Cronaca viva che rimane storia viva. È qui il successo di ogni opera che si rinnovi costante, la contemporaneità.
Nella “Vita Nuova” invece, così d’avanguardia, il Medio Evo è solo Medio Evo per la studiosissima Vernon Lee, “Genius Loci”, 72.
Rensi lo porta nell’“Autobiografia” (p. 198) a fondamento dello scetticismo in Italia. Che dice felicemente “preparato dal potente individualismo di Dante”. Salvo poi trasporlo in “un pirronismo positivista pascalianamente colorato”.
Dante e Shakespeare, prima che in Croce, è apparentamento di Carlyle, negli “Eroi”.
Il segreto di Dante Carlyle trova, p. 130, nella musicalità, per la facile terza rima, quasi una salmodia. Non per il ritmo – il segreto dell’ultima traduzione, di Jacqueline Risset, che ha introdotto in Francia un “altro” Dante, senza note?
È stato recentemente un represso, un antifemminista e un antigay, c’è anche questo Dante. Che dle resto incredibilmente continua a parlare ai galeotti e ai pastori. Non c’è un Dante donna, che invece c’è per Omero e Shakespeare. È però da qualche tempo gay.
Dante è gay perché l’inferno gli riesce meglio. Teoria forse non provocatoria, del tipo scandalistico, anche se implica una concezione, o esperienza, nera della buggeratura. Di diffidenza e prevaricazione, uguale per i gay liberati come nei secoli dell’occultamento, anche se di pulsioni modernizzate in sadomaso. Che è la realtà di Pasolini e della letteratura e pratica Usa.
Destra – Manca di “cultura” non soltanto in Italia. Il filosofo americano Richard Rorty spiegava nel 1995 in un’intervista (ora in “Micromega” 5/2011), al tempo del “politicamente corretto” che dominava le università: “Università e college sono i bastioni della sinistra americana…I professori delle materie umanistiche e delle scienze sociali votano sempre, in larghissima maggioranza, per i democratici, ed è ovvio che i i giovani che frequentano corsi di scienze sociali e materie umanistiche finiranno per essere vagamente sospinti verso sinistra”.
Manca di una cultura in quanto incapace di fare l’opinione pubblica. Anche quando il voto popolare è stato a suo favore. Questo avviene solo in Italia. Negli Usa e nel Regno Unito si può invece dire in questo senso quella di destra la sola cultura.
Foucault - È l’epigono del Sessantotto che in teoria avrebbe innescato – ma che non lo conosceva, se non di fatto, “nei fatti”. Attardato. Per l’anagrafe, e più per la radicalizzazione compiaciuta, per essere la coda interminabile della cometa – in quanto coda sì, ne è l’incarnazione. Per l’avvento sfasato (fuori tempo), scriteriato (mai in grado di contrastare quel potere di cui è stato l’analista più perspicuo), e mai rivoluzionario, se non nel senso del rivendicazionismo amaro del reduce, incontenibile.
È la coda infinita che rende sospetto il Sessantotto, l’avvitamento nel rifiuto (radicalismo), la deriva antisistema. Oggi antipolitica. Uno scorre la colonna di sinistra del sito “Il Fatto Quotidiano” e rimane esterrefatto alle tante volgari declinazioni foucaultiane, un multiplo interminabile. A opera, guardando le faccine dei blogger, di ex del Sessantotto, anche se qualcuno nato dopo, tutti assertivi, perfino ultimativi, e tutti reduci, tutti contro tutto, mai contro se stessi. Foucault ne è il precursore e l’interprete. Che si è prima lasciato trascinare, studioso modesto e topo di biblioteca, nella contestazione all’università, recalcitrante, e dopo invece ha finito per avallare il terrorismo, il khomeinismo, il sesso cieco di cui è morto.
È l’epigono del Sessantotto nella vicenda personale o “impegno”, non certo negli scritti – anche se, nella seconda fase, post-Nanterre, essi pure si avvitano senza fine. Per una voglia evidente di dissoluzione. Questa non era nel Sessantotto, movimento vitalistico – oppure sì?
Giovanni – Non fosse sacro, il suo Vangelo sarebbe diabolico: ne ha tutte le caratteristiche. Anticipatore perfino della teologia negativa, dell’idea di dio all’epoca dell’incroyance. La Notte di tenebra (Gesù al Getsemani), la Salita al Carmelo, che si vogliono oscure ma non si nascondono: il tema di queste rappresentazioni è l’eclisse della luce, cioè del divino. Il Cristo-Dio stesso, l’uomo, l’anima procedono in un gelido cono d’ombra.
Incipit – È un modo, anche esorcistico, per rompere l’afasia? O solo di rompere l’ozio. Bernanos apre il tragico “Sotto il sole di Satana” con un “Ecco, è l’ora della sera che P.J.Toulet amava”. Che anche a sapere chi è Toulet non cambia, autore di rimette e controrimette.
Proust – Contini raccontò a Nani Filippini (ora in “La verità del gatto”, p. 195): “Ho conosciuto un chirurgo che, essendo amico del fratello, ebbe la ventura di fare alcune iniezioni a Marcel nei suoi ultimi giorni. Gli chiesi com’era. Mi rispose: “Il avait une odeur butyrique…”. L’acido butirrico è quello che sa di sudore o di grasso del latte. Non è l’odore della “Recherche”, che invece sa di muffa.
Il vecchiaccio Contini lo raccontava perché, diceva, “ho sempre ammirato coloro che hanno toccato i grandi”. Perché il corpo del re è come quello di ogni altro, deludente se morto. E solo l’opera resta, a onore dei critici.
letterautore@antiit.eu
martedì 26 luglio 2011
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