La Gran Bretagna tratta con Gheddafi il dopo-Gheddafi dopo aver riconosciuto con Obama che i suoi servizi segreti hanno sbagliato le valutazioni. I servizi inglesi si fanno scudo delle cattive informazioni che avrebbero avute dalla Francia, ma il governo Cameron, già inguaiato per l’affare Murdoch, non intende aprire altri fronti. E quello americano è il più insidioso: Obama, che ha ordinato la sospensione di ogni attività bellica, è furioso con Cameron e Sarkozy per essere stato tratto in inganno sulla questione libica.
Ha sospeso i bombardamenti pure l’Italia. Mentre tace il loquace Frattini, che più di tutti ha fatto per la congrega del governo alternativo o di resistenza a Gheddafi. Tace naturalmente Napolitano, che la guerra ha imposto all’Italia - un presidente della Repubblica non è tenuto a dare spiegazioni. Ma si paventa il rischio - la Farnesina più del Quirinale - di creare in Libia un’altra Somalia, in guerra civile perpetua. Si fanno allora circolare – il Quirinale più della Farnesina - costi gonfiati del conflitto, per “giustificare” la ritirata. Il costo della guerra si fa lievitare a nove miliardi di dollari per parte, mentre è stato probabilmente un decimo.
La ritirata è problematica e sarà lenta. Ma si sa già che va negoziata con Gheddafi. E potrebbe assicurargli la successione che altrimenti gli sarebbe stata impossibile, con un ruolo condizionante per il figlio Saif – di cui si fanno valere ora i buoni studi inglesi. Con la sola garanzia di un’amnistia generale, e di una forma di autonomia per Bengasi – per la città di Bengasi, non per la Cirenaica. Un governo di Bengasi non è stato e non è possibile, malgrado gli sforzi della diplomazia italiana. La stessa giunta ribelle si sta liquefacendo, tra assassinii e altri colpi intestini.
Il negoziato peraltro non è sulla costituzione e sulla successione, che Gheddafi si riserva. Bensì sulla restituzione degli oltre 30 miliardi di dollari d’investimenti della Libia negli Usa. Di cui Obama ha fatto circolare la voce che siano stati confiscati, per giustificare di fronte all’opinione pubblica americana la guerra inutile. Mentre ciò non sarebbe possibile ai termini della risoluzione Onu su cui si basa, per la forma, la guerra alla Libia.
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