martedì 12 luglio 2011

S’avvicina la Cina, “potenza sottile”

Le banche cinesi valgono in Borsa più del doppio, mediamente, di quelle europee, e una volta e mezza rispetto a quelle americane. Secondo Moody’s hanno perdite nascoste per 60 miliardi di dollari, equivalenti al 12 per cento dei debiti degli enti locali. Ma gli Stati Uniti, lo dice lo stesso presidente Obama, non stanno meglio, se la finanza pubblica è a rischio default. Mentre la Cina è il maggior creditore degli Usa e, inaudito, protesta con Obama per le indecisioni sul debito con il rischio del default, può protestare.
Nel trentennio del mercato globale aperto da Reagan, e da Deng, lo sviluppo è stato molto ineguale: Usa e Ue sono cresciti di due volte, l’Asia di sei, la Cina di dieci. Il pil mondiale, che nel 1950 era di poco più di 5 mila miliardi di dollari (a valori costanti 1990), è oggi dieci volte tanto. Ma, mentre nei primi vent’anni del mezzo secolo la crescita è stata europea e americana, più il Giappone, che insieme pesavano trent’anni fa per il 55 per cento del pil mondiale, a fronte di un peso irrisorio per Cina e India,che insieme non arrivavano al 7 per cento, oggi il peso complessivo delle tre economie più sviluppate si è ridotto al 45 per cento ed è in contrazione, mentre la Cina si avvicina al 19 per cento e allo scavalcamento dell’Ue e degli Usa, e l’India all’8 per cento, in una tendenza di lungo periodo crescente.
Più in generale, guardando anche alla spesa militare, è l’Asia che modifica la bilancia globale. Nell’ultimo decennio la spesa militare è cresciuta in Asia del 66 per cento, nel resto del mondo dl 45. In Cina è crescita del 216 per cento, Nel 2009 la spesa cinese per la difesa è stata il doppio di quella giapponese. Senza alcun obiettivo offensivo - se non la protezione degli interessi minerari (petroliferi) nel mare del Giappone e nel mare Cinese Orientale (la contesa diplomatica col Giapone sulle isole Senkaku, in prossimità di Okinawa).
La Cina non è ritenuta una minaccia, sotto nessun aspetto, dal dipartimento di Stato. In termini di potenza, anzi, la Cina sarebbe estremamente debole per l’irriformabile monolitismo politico, che il benessere ha sempre più difficoltà a bilanciare, e anzi comincia a contestare. La controversia col Vaticano, per una questione tutto sommato marginale come la libertà di culto per i cattolici, sarebbe solo una riprova della sclerotizzata rigidità del regime. Ma la crescita dell’economia Pechino ora dichiaratamente inquadra in una strategia espansiva, quale del resto la logica della globalizzazione, sia pure con la tattica (“Quotidiano del Popolo”) della “potenza sottile”.

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