C’è la chiesa di Bagnasco dietro il proporzionale e contro il bipolarismo, e dunque il ritorno del vecchio si può dire acquisito. Tutte le forze confessionali, non solo l’Udc, sono mobilitate: le varie associazioni e fondazioni delle opere, gli ex Popolari del Pd, i nuovi credenti di Fini e Rutelli. Che in aggiunta a Bossi e Di Pietro possono, se non fare maggioranza, innescare una valanga maggioritaria.
All’indomani dei referendum - il colpo che la Cei, la conferenza dei vescovi, ha giudicato risolutivo contro Berlusconi, e quindi all’asse centrale del bipolarismo - il cardinale Bagnasco l’ha fatto scrivere con chiarezza al suo giornale, “Avvenire”. La “primavera elettoral-referendaria” ha aperto “quell’agognata «fase nuova» della politica italiana”. Fase che il giornale dice ancora faticosa ma “interessante e coinvolgente”. E il senso del coinvolgimento è la rottura del “bipolarismo «furioso»”, per un nuovo assetto politico: si apre “il cantiere della «ristrutturazione» di partiti e alleanze, e questo sarà certamente un bene”.
La chiesa torna al controllo, e alla gestione del potere, attraverso i governi di coalizione,che un’istituzione extratemporale può gestire agevolmente. E che non si fa più coincidere con l’interesse dell’Italia. L’opzione del Vaticano, col pontificato debole, è tornata quella curiale e degli interessi di bottega, pre-Giovanni Paolo II e pre-Ruini. I quali invece avevano puntato al recupero del senso religioso e cristiano della vita nazionale, e alla proiezione sociale più che politica.
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