O la fine dell’Occidente. Sarkozy ordina ai suoi ministri di fare le vacanze, “come se nulla fosse”, informano i venerabili giornaloni italiani. Una posizione che venerabilmente è detta responsabile, per “non diffondere il panico”. Il Parlamento italiano, per lo stesso motivo, invece annulla le vacanze – per chi ci crede. Napolitano sta a Stromboli, ma è pronto a tornare a Roma se necessario in elicottero, lasciando il postale. Il primo ministro Cameron ritorna di corsa a Londra, per tenere a bada i neri, che come al solito d’estate s’infiammano. Di Obama, poveretto, che dire: si avvia a un Ferragosto peggiore di quello di Nixon, che dovette abbandonare il dollaro. poi Sarkozy cambia idea e ritorna a Parigi, precipitosamente, tiene a fare sapere, insieme con la moglie che esibisce poveretta il pancione.
È il dilemma dello struzzo, o di Nanni Moretti – “mi si nota di più…?” Guardando alla politica, a questa politica, è uno scenario di fine di un’epoca: tanta insulsaggine della politica è altrimenti inimmaginabile. Ma non si può dire che la politica è stata resa inutile dalla globalizzazione, perché altrove ha anzi un ruolo rafforzato. In Cina per esempio, o in India, in Brasile, nello stesso Giappone. La stanchezza è di quello che si soleva dire l’Occidente: l’inutilità della sua politica è il segno della sua stanchezza. Anche il ruolo cui sembra acconciarsi fatalisticamente di apprendista stregone: vittima, e che vittima, del mercato di cui si porta alfiere.
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