Poema del’amore dei ragazzi, per una volta non manierato. Del corpo dei ragazzi. Profano certo, considerando la sessuofobia dei preti. Blasfemo anche, poiché è l’amato Giovanni, il corpo del ragazzo, che riporta Dio nel Cristo: “Soave fanciullo,\ corpo leggero,\ riflessi di luce…\ Perduti in nubi\ d’indifferenza,\ in Sé ci chiama\ e a Sé c’informa\ questo Tuo Corpo”.
Sembra bizzarra, questa associazione tra gioventù, chiesa e l’amore dei ragazzi, un’altra ricerca dell’effettaccio. E invece è religiosa nell’intimità – non ci sono molte evenienze ultimamente di Dio nella poesia: in quell’intimità col creato che fa il cristianesimo cattolico. Gioiosa certo, nella malinconia, una religione di salvezza. Ne è riprova l’onestà del poeta, ancorché confusa. E la disperazione che appare coltivata e artificiosa, fino al “suicidio”, la morte cercata.
Con l’unica poesia moderna verginale per la Vergine – cui apparenta mirabilmente, ma devotamente, la “madre giovinetta”. E con l’Italia tutta, nelle sue regioni, la lingua, i temi biblici. È una crestomazia nazional-popolare, la prima duratura aspirazione.
P. P. Pasolini, L’usignuolo della chiesa cattolica
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