Ferrajoli la prende da lontano, da Tocqueville, Kelsen, etc., in questo numero speciale della rivista che fu “Problemi del socialismo”, dedicato alla Democrazia. Ma in sostanza dà per scontato che la democrazia sia in crisi, e si dilunga sui rimedi. Primo tra essi il metodo elettorale proporzionale. E invece il problema è alla radice: cos’è la crisi, dov’è la crisi? La agita l’opinione pubblica, cioè il “sistema dell’informazione”, ma non sarà esso stesso parte del problema? Lo è, e il problema è l’antipolitica, l’esproprio della politica. Teorizzato e poi preteso da molto tempo, sono già quarant’anni, dalla Trilaterale, il forum di capitalisti e intellettuali sul capitalismo maturo, e dilagante senza limiti (applicato in Italia dai giudici e i giornali, cioè dagli imprenditori e banchieri che fungono da editori).
In principio, per la forma se non di fatto, la democrazia costituzionale non è affatto in crisi, anche senza il proporzionale. Anzi, è nel suo maggior fulgore, anche in Oriente e nell’ex Terzo mondo. Nuove forme sono maturate di partecipazione politica, nelle associazioni e sulla rete, che ne rinverdiscono le strutture. Ovunque la democrazia costituzionale si organizza sul principio schmittiano della governabilità, modulando le leggi elettorali sul plebiscitarismo, sull’esempio della presidenza americana e francese, del premierato inglese, tedesco e spagnolo, in Italia limitato agli enti locali (sindaco, presidente di provincia, presidente di regione), ma questo non è uno sviluppo critico, è semmai un sorprendente adattamento. Senza rischi – “Micromega”, ex “rivista della sinistra”, ha dedicato corposi volumi a “Berlusconi e fascismo”, con partecipanti anche illustri, Barbara Spinelli, Scalfari, Travaglio, Di Pietro, e niente, non ne è venuto fuori niente.
Luigi Ferrajoli, La democrazia costituzionale e la sua crisi, “Parole chiave”, n. 43/2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento