Non promette nulla di buono lo schieramento di Milano sulla manovra salva euro del governo, alla riapertura martedì del mercato – ma un primo assaggio si potrebbe avere in Europa già domani. L’aria è di una terza spallata all’euro, che potrebbe essere l’ultima – la strategia dello sfiancamento, con attacchi ai margini, potrebbe essersi esaurita. Il “Corriere della sera” spudoratamente, “Il Sole 24 Ore” con garbo, hanno affondato preventivamente la manovra.
Prima di spiegare la manovra, il “Corriere” la stronca – nel gergo britannico del buon giornalismo è una cosa che non si fa, “kill the news”, ammazzare la notizia. Schiera cinque editorialisti contro in prima pagina, compresi Monti, Rizzo, Stella, Polito, sette cronache-intervista contro nelle pagine interne (Camusso naturalmente, con Montezemolo, Marcegaglia e altre ruote di scorta), fa esposizioni critiche delle misure del governo, sceglie due paginate di critiche in forma di lettere al direttore, e sui tagli di comuni e province innesta un delirio di critiche e controcritiche – la politica va tagliata ma nessun comune e nessuna provincia ci deve rimettere.
Milano è stata con Londra la piazza pilota del secondo attacco all’euro, quello delle ultime due settimane. Con maggior vigore quando il declassamento del debito Usa sembra dovesse spostare la speculazione sul dollaro. La determinazione lungo l’asse Milano-Londra è quindi organizzata, oltre che forte.
Già ora la Borsa italiana vale meno di due aziende Usa messe assieme, seppure brillanti, quali Apple e Google. Ciò è insensato ma è anche il segno di una volontà pervicace di abbattere i valori. Ci saranno sorprese al controllo dell’economia dopo la tempesta, se l’Italia sopravviverà. Già oggi i grandi complessi bancari, le cui partecipazioni e i cui investimenti in titoli di Stato si vogliono all’apparenza ridotti a “niente”, restano preda incontestata delle fondazioni confessionali.
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