sabato 17 settembre 2011

Alla patria ingrata, da Mary e Pound

Straordinaria contemporaneità di questa silloge, che accompagnò all’uscita la caduta del Muro e delle ideologie. “Un ponte fra due «sconfitte»” Mary dice il suo lavoro, cioè fra due culture elette che la rifiutavano, l’Italia e l’America. Ma avrebbe potuto dire tre “sconfitte”, poiché vi è molto delle non felix Austria, nelle specie del Tirolo – al cui antico, saggio, primitivismo però i soli versi stupefatti sono dedicati. Un lamento alla PATRIA INGRATA, l’Italia dell’ennesima eco dantesca, che nella sua prolungata fase di ottuso galleggiamento, nel dopoguerra che non finisce, ha dimenticato chi l’aveva eletta, Pound, e ignora chi vi è nato devoto, Mary nella fattispecie, figlia di Pound.
Non è un monumento, all’ingratitudine, perché al declino della curva della vita un rapporto diventa necessario, un ambiente, una tradizione. Sommesso è anche il persistente quesito della colpa e della discriminazione. Per chi, Pound, non fu che “un refuso del fascismo”, e in genere per gli “esiliati d’altra sponda”, chi non arde alle fiamme dell’ideologia. Che non è l’unica maniera di stare al mondo, non in America ma neanche in Europa – solo questo paese, sempre molto confessionale, non sa capirlo.
Mary de Rachewiltz, Polittico

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