venerdì 30 settembre 2011

All’armi, all’unisono – Italia sovietica 4

La foto trepida sul “Corriere della sera” di Mussari e Marcegalia, (ex) Pci e (neo) Dc, uniti nella lotta, che redigono, sul proscenio, belli, giovanili, alti nello squarcio dal sottinsù, il “manifesto delle imprese”, è un ottimo esempio di realismo socialista. Non isolato: il giornale della borghesia lombarda si può dire specializzato nel genere, con taglio o colore violento per i Nemici, e immagine sempre lusinghiera dei compagnucci della parrocchietta, senza ombre, senza smorfie, senza cattiveria, iconica su sfondo rosso o azzurro, da Veltroni a Rosy Bindi. Come si vede alla mostra che si apre al palazzo delle Esposizioni a Roma sul “realismo socialista” propriamente detto - di nessun interesse, né estetico né storico, se non per i nostalgici. Delle diversità tra i compagnucci trattando come la “Pravda”, come diatribe tra primi attori.
Ma tutta l’informazione, bisogna dire, lo è, all’ombra del Grande Conformismo della Rai, la cui natura è indefettibile di pilastro del regime – Rai Tre, così ben mummificata, sarà un eccellente riserva di fonti per la storia. Sono giornali fotocopia, il “Corriere della sera”, “la Repubblica”, “La Stampa”, “il Messaggero”, con i loro tanti giornali locali, e ora pure “Il Sole 24 Ore”. Dove non c’è nulla da leggere, ogni giorno è sempre più difficile trovarci qualcosa: saranno in crisi, come dicono, ma non si vede perché non dovrebbero esserlo. Il “Corriere della sera” fa ogni giorno otto-dieci pagine, ne ha fatte anche venti, contro Berlusconi. E non gli viene da ridere – forse perché a Milano è peggio, dove il Compromesso è governato dalla Curia, col promotore d’affari Bazoli e il fido Passera: in materia i vescovi ne sanno molto di più.
L’anomalia italiana è presto detta: è l’imbalsamazione. Fuori da ogni nuova prospettiva che la storia apre, e contro ogni retaggio di prima del Compromesso, da Cavour a De Gasperi. L’Italia in crisi è l’Italia del Compromesso, compresa quella berlusconiana, che sempre decide di non decidere. È cioè sovietica, in ritardo, e non lo sa. Le manifestazioni sono tante, questo sito le ha più volte segnalate: il sovietismo sindacale (un letto in un ospedale pubblico costa sempre il doppio di un letto negli eccellenti ospedali romani della chiesa, a vent’anni dalla caduta del Muro), l’eterna concussione dei pubblici poteri, a partire dal vigile urbano, i lavori pubblici interminabili, la nomenclatura intramontabile, in politica e nelle professioni, giornalismo compreso, il monopolismo, malgrado le tante costosissime Autorità, imperscrutabili, le intercettazioni, come già nei migliori alberghi di Praga, Mosca e Varsavia, la libertà di rubare allo Stato, il gas, l’elettricità, l’acqua, le tasse, le medicine buttate nella spazzatura ancora sigillate. È compromessa la giustizia, il fondamento della democrazia, e se qualcuno non riga dritto altri giudici del Partito, al Csm, alla Consulta, lo rimettono in riga: non lo mandano più al manicomio ma è come se, la berlina può essere più degradante.
Ma più di tutto sono cloroformizzati i giornali, il nano gigante Willi non avrebbe mai immaginato tanto conformismo. Dopo l’occupazione scientifica delle dirigenze e dei cdr. I giornali sono fatti ancora con le ricette di Willi Münzenberg, il genio del Comintern. È, volendolo nobilitare, il progetto di Togliatti. Il progetto di Togliatti era semplice e non celato: monopolizzare la storia contemporanea. Partendo dalla cronaca. Che sembra eccessivo e anche ridicolo, ma così è stato, e anzi è: il controllo è se si può oggi più ferreo (gerarchico, totale) sull’“opinione pubblica”. Era il progetto di Münzenberg, cioè di Stalin, che ha avuto molto successo in Europa e in Italia di più, italianizzato da Togliatti col furbo nazionalpopolare. Ma sempre quello è: “fare” la storia, degli avvenimenti, dei personaggi, riabilitando talvolta e glorificando i vecchi nemici, Tobagi, Montanelli, secondo opportunità, domani magari Berlusconi, è specialità sovietica. Tanto peggiore se – poiché - non c’è più il comunismo.
E si è arrivati al giornale che, se non ha le intercettazioni, non ha nulla. Non si chiede da chi vengono e a chi servono le intercettazioni. E lo stesso articolo fa scrivere ogni giorno a dieci, venti, professori e giornalisti. Causa prima e non effetto, e immagine convenientemente squallida, dell’Italietta. Il sovietismo è caduto per questo, per voler abbassare e non innalzare. Non creare il nuovo mondo migliore del progetto comunista, ma ridurre l’esistente alla servitù “volontaria”. In Italia evidentemente ha ancora da rosicchiare, poiché è virulento, ma quello è.

3 commenti:

  1. Il fascismo eterno, dunque? Eterno no, ma realizzato. Che sempre si impone sulle macerie. Il golpe della Seconda Repubblica nella crisi finale della lira, e ora in questa rischiosissima crisi. La storia di solito giustifica questi avventi: le crisi sono anche opera di chi governa. Ma in Italia i golpe sono opera degli stessi: non hanno avuto abbastanza?

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  2. Fanno parlare Pisanu ogni due giorni e pazienza, lo faranno per obbedienza. Ma Tabacci, che non pare nemmeno massone?

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  3. Il popolo si vuole che sia bue. Ma quanta ottusa ferocia invece nei giornali! Senza un solo argomento, a parte le puttane di Berlusconi - in epoca brezneviana la grande questione era la vodca, si vede che quella scuola tutto sommato era fertile. Il giudiziario? Tutti sanno che il vero affare Sme era stato quello di Prodi e De Benedetti, subito denunciato (allora dai giornali!), non quello perseguito dalla marianna parteno-ambrosiana, ma nessuno lo scrive.

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