Ora che gli Stati Uniti e il Fondo Monetario l’hanno detto apertamente, si può anche ragionare sul perché l’Europa lascia trascinare la crisi monetaria. Non sulla base del complotto organizzato ma del “come se”, che è criterio filosofico di buon pedigree, anzi ben tedesco, “als ob”. Per Europa nessun dubbio più che debba intendersi l’asse tedesco, della Germania e il Benelux satellite con l’Austria – non c’è più un asse franco-tedesco, Sarkozy non decide nulla.
L’asse tedesco ha deciso di non decidere per un obiettivo non tanto segreto. Che non è far fallire l’euro: l’euro trascinerebbe fatalmente con sé il fallimento del Mercato comune, e quindi del ruolo semi-imperiale della Germania. Che ha una struttura dei costi più cara, e una struttura sociale più rigida, che in altri paesi europei, e non può rischiare di vedersi assalita da prodotti di qualità a buon mercato. Si è deciso per una sorta di amministrazione controllata, che tra un mese, un anno, potrà vantare il ritorno in bonis, giusto per aver lasciato per strada alcune vittime.
La Germania è “come se” operasse su due pedali. Ridurre il costo dei titoli di Stato tedeschi, anche se per questo rincarano quelli degli altri paesi europei, ora che dovrà emetterne in quantità. Nel mentre che oscura il fatto che il debito interno è pari al pil, occultando la perdita del Kreditanstalt, la finanziaria per l’Est. Da qui la creazione di casi, la “Grecia”, caso ormai biennale, la “Spagna” (i cetrioli non sono il solo caso), l’“Italia”, che allontanino l’attenzione dei mercati dal debito tedesco.
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