Le buone ragioni del socialismo, radicali. Compresa la resistenza armata. Una raccolta rinfrescante, si direbbe in americano: un ricostituente in quest’epoca di crisi, o demoralizzazione. Un reagente semplice al pensiero unico, cui il sovietismo con i suoi muri ha spalancato le porte. La mezza pagina sulla borghesia, alla 22, è perfetta: chiara, inoppugnabile. E c’è già il “mercato” di un secolo dopo (il mercato è immortale?), sempre in mezza pagina, alla 42.
Una corrente di pensiero a torto negletta voleva un secolo fa gli Usa la terra promessa del socialismo, per l’ugualitarismo delle leggi e della mentalità, l’indipendenza dell’opinione pubblica, o formazione delle idee, la forza organizzata degli operai e dei coltivatori. Mentre s’industriavano di diventare il bastione del capitalismo e dell’imperialismo – appropriandosi delle ragioni del socialismo, compresa la “resistenza armata”, nelle guerre alla Spagna, e già al Messico. Ma gli Usa sono paese sicuramente democratico, e ciò aggiunge al thrilling di questa lettura ritardata, di quasi un secolo.
Jack London è un utopista, e quindi politicamente scorretto. Goliah, “il piccolo gigante che intrappola il mondo suo malgrado nella felicità e nel sorriso” dell’appassionante racconto di fantapolitica dal titolo omonimo qui incluso, semplicemente uccide i recalcitranti: la sua bontà si vuole totalitari, assassina. Il racconto successivo, “Il papavero d’oro”, nato come parodia della proprietà, è una formidabile allegoria antidemocratica, della democrazia incapace di non distruggere la bellezza. Ma, è questa la sua “rivoluzione”, è veritiero.
Jack London, Rivoluzione, Mattioli 1885, pp. 188 + appendice ill., €16
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