Che Stark, Mersch e Noot dichiarino da fallimento la Grecia e “incommerciabile” il debito italiano non è irrilevante, trattandosi di banchieri centrali europei, il primo appena dimesso dalla Banca centrale europea, gli altri presidenti delle banche centrali lussemburghese e olandese. Che con le loro dichiarazioni concorrano ad aggravare il debito italiano, questo lo capisce chiunque: ogni punto d’interesse in più che l’Italia deve pagare per le dichiarazioni di questi signori è uno-due miliardi in più di debito. Che questi banchieri parlino a vanvera è da escludere, dato il duro tirocinio, politico più che accademico, che hanno superato per stare dove stanno: sanno di che parlano.
Non sono d’altra parte pazzi solitari. Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, è con loro, anche se non parla, avendo rifiutato l’acquisto di Btp, che anzi ha venduto. E Weidmann è diventato presidente per essere stato consulente della cancelliera Angela Merkel. Alla stessa maniera ambigua ma fattuale, sono con gli antitaliani i presidenti delle banche centrali austriaca, Ewald Novotny, e belga, Luc Coene.
È una congiura? È possibile: sono banchieri pubblici che hanno avuto almeno un passaggio negli affari. È una serie di pronunciamenti scaglionati. Senza una causa, senza nemmeno un pretesto. Senza una ragione o finalità tecnica. Aggressivi e non difensivi: sono diretti contro, e non per - contro la Grecia, contro l’Italia, e non a difesa dell’euro. E sanno di razzista: anche le facce hanno brutte, compreso l’emolliente, volpino, Weidmann. Le banche centrali di Lussemburgo, Olanda, Belgio e Austria sono peraltro simulacri, escrescenze della Bundesbank.
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