Il 13 giugno 1988, alla vigilia della liberalizzazione del trasporto aereo, l’allora ammin istratore delegato di Alitalia Umberto Nordio lanciava l’allarme Malpensa in questi termini:
“Milano oggi è un dramma: la grande area industriale italiana, il maggior bacino di utenza per merci e per passeggeri, non ha un aeroporto internazionale di livello e non si vede quando ce l’avrà. “Fiumicino non è una soluzione. Il viaggiatore di Verona o di Bergamo preferirà spostarsi su Zurigo o Parigi, che per lui distano tanto quanto Roma, ma consentono un’ora di volo in meno verso il Nord Europa e gli Usa. Senza contare che il disservizio di Milano si riflette negativamente su tutta la nostra attività, con ritardi e disguidi.
“Un disastro. All’inizio probabilmente per errori di calcolo, sia sulla crescita del trasporto aereo sia sullo sviluppo di Linate, che invece oggi è in piena città, sia sulle tecnologie. Oggi le strumentazioni di Linate e i vincoli antirumore ne riducono il potenziale di tre quarti. A questo punto, deciso di fare la grande Malpensa, s’è aggiunto il problema dei soldi. La responsabilità in parte è dello Stato, che non ha capito che Milano era un problema per tutta l’Italia e ha dato al progetto Malpensa una dotazione iniziale insufficiente, poco più di 400 miliardi. Ma bisogna anche dire che Milano, a differenza di quanto noi abbiamo fatto a Fiumicino, ritiene che tutto debba essere a carico di Pantalone. Noi Fiumicino l’abbiamo rilanciato con investimenti d’impresa, perché è un business, che rende. Milano non s’è data una struttura e un’immagine d’impresa”.
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