martedì 6 settembre 2011

Letture - 71

letterautore

Agiografia - È il modello più in uso, benché obsoleto e incommestibile non solo per le avanguardie e la ricerca letteraria ma si penserebbe pure per il gusto: melenso, trito, rituale. È il modello di buona parte del Novecento, le storie familiari. Dove si stava meglio quando si stava peggio, tra sporcizia, malattie, fame, pesti. E i nonni e i bisnonni sono sempre eroici, magari un po’ ribaldi – anche le zie e le nonne ultimamente, dopo Proust. Molti anche nobili, per il nome, la provenienza, antiche confidenze, jus primae noctis e altri oltraggi oggi materia d’orgoglio.
La liberazione analitica dai complessi ha avuto anche questo effetto. Ma il fenomeno è legato all’Europa – anche all’America Latina alla Garcia Marquez: l’idoleggiamento del vecchio. Non c’è nel Nord America né, a quello che si può arguire dalle traduzioni, in Asia. È una forma di deliquio?
In Africa, dove la realtà è innegabile, c’è invece il fenomeno opposto, una sana avversione contro una tradizione che è ancora l’attore principale dell’indigenza inestinguibile.

Dante – C’è anche la lettura di Contini, che è di Joyce: del linguista eccentrico, un po’ enigmistico. Ma Dante non scriveva indovinelli, era anzi un pamphlettista, molto diretto.

Giufà – Inabissatosi con l’indolenza della Repubblica, prima ancora del leghismo, è stato un personaggio popolare, che Pitré e Calvino hanno incontrato spesso. Il tipo del trickster. C’è in Sicilia e in Calabria, in Nord Africa e in Turchia. Un tipo mediterraneo.

Joyce – Quale utile, o diletto, dal Joyce business: delle note e le note alle note?
Senza colpa di Joyce? No, ha scritto “Finnegan’s Wake” solo per farsi commentare. In Dante immedesimandosi nel senso dei dantisti, della ricerca del significato senza fine.

Leggibilità – Il segreto della leggibilità francese, oggi come nel Seicento, non è la clarté ma la leggerezza. O la clarté che discende dalla leggerezza. Sia gli scritti gravi, sia quelli poetici e narrativi s’improntano alla leggerezza. Non c’è la condensa “filosofica” o “grammaticale” che l’italiano sovrappone seriosamente all’autore, a partire dalla lettura che di Dante è stata fatta dal Cinquecento in poi, sovraccaricandolo di lessici contemporanei, allegorici, filosofici, esoterici.

Perrault – La psicologia di massa (aspettative, desideri, immaginazione) è quella fissata nel Seicento da Perrault e dal circuito salottiero di madame D’Aulnoy, di palazzi, castelli, eroi, principesse, bei giovani, e animali parlanti. A essi dobbiamo le favole formative, dell’immaginazione e delle aspettative: “Cenerentola” “La Bella addormentata”, “La bella e la bestia”. Un ingentilimento dei romanzi cavallereschi, d’arme e d’amori.. Che sono un’estensione dei trovari. Una psicologia fissata dunque al Duecento, con una formalizzazione seicentesca, arricchita di un’anticipazione romantica: “Cappuccetto rosso”, “Biancaneve”.

Pound – Un don Chisciotte, agitato tutta la vita prima della pazzia. Anche fisicamente, con quel suo andare inquieto e altero. Se si accede alla lettura che del “Chisciotte” fa Borges, come di un’apologia, una celebrazione, mirata a un’etica, e una drammaturgia, del sé poeta.

Fu fascista. Ma non più dei tanti intellettuali che hanno contribuito a “creare” Mussolini.
Mussolini godeva di prestigio stratosferico, specie tra gli intellettuali, che in grande misura glielo crearono. Uno straniero che avesse vissuto in Italia allora, l’unica stagione peraltro in cui la cultura fu agevolata e remunerata, non poteva non subirne il fascino.
L’italianità di Pound, non indagata, è precedente e ben più ampia. La figlia Mary, anzi Maria, da lui fortissimamente voluta e a suo modo educata, parla italiano fino ai quindici anni.

In “Discrezioni” Mary de Rachewiltz ha la categoria dei falsi partigiani (p.301). Ex fascisti, disprezzati in paese. Sono loro che catturano Ezra Pound, per la taglia. Uno di loro sarà poi giustiziato per omicidio.
“Discrezioni” è il racconto di vita che rimarrà uno dei capolavori del Novecento. Dell’impossibilità di conquistare l’amore materno. E della “grandezza” in casa: a un certo punto le due mogli di Pound sono obbligate a una convivenza “impregnata d’odio e di tensione”, ma nel poeta l’atteggiamento verso i sentimenti privati era quello di Henry James, “i sentimenti li provano gli altri” (p.324).

Traduzione – Si può dire in traduzione qualsiasi cosa. Le prime traduzione di Lao-Tse, del “Tao-te-king”, divertirono molto i cinesi quando impararono il francese e l’inglese – nelle altre lingue si ritraduceva dal francese e l’inglese. “In un batter d’occhio” essendo diventato “il corno d’un rinoceronte”, il “denaro” un “plebeo”, il “valore del denaro” una “vettura”, e “uniti, vanno più veloci di quattro cavalli” al povero Lao-Tse si faceva invece dire “è bello tenere davanti a sé una tavoletta di giada e salire su una carrozza a quattro cavalli”.
I cinesi se la presero, facendone una manifestazione della volontà occidentale d’imperialismo, piuttosto che d’ignoranza. O l’imperialismo è ignoranza.

Jacqueline Risset ha restaurato la “Divina Commedia” in francese. Ha tento il ritmo, ha ravvivato il significato originario, quello della parola scritta, e l’ha pubblicata tal quale, senza note, lessemi, varianti. In tre volumi così com’è, com’era. Una lettura immediata, leggera, sgravata delle incrostazioni delle innumerevoli glosse. Si è immedesimata, da poetessa, in Dante.
Anche la concorrente traduzione francese del “Paradiso”di Jean-Charles Vegliante, quindici anni fa, è stata pubblicata come opera d’attualità, senza commenti o apparati.

Umorismo – I selvaggi e le scimmie, si diceva, non sorridono. Ma con la civiltà il sorriso si è diradato, la civiltà di massa – la democrazia? In Calabria invece è fortissimo, o lo era fino a ieri, quando ancora ci si esprimeva. In una regione semibarbara: irresistibile, di tutti, per tutti, la cifra del linguaggio – c’è un linguaggio calabrese, da ultimo di Antonio Delfino.
L’accumulo della distruzione è umoristico – sarcastico? È la realtà dissolta (la dissoluzione della realtà): l’umorismo è un dire impreciso. È la vena naturale che si è imposta a Pirandello quando si è esaurito il suo paradigma borghese (studi, viaggi all’estero, carriera accademica, casa con decoro sulla Nomentana).
È riservato alle mezze civiltà – mezze barbarie?

letterautore@antiit.eu

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