Potrebbe essere il più grosso spreco dell’Italia repubblicana, ma nessuno può saperne il costo. La Grande Malpensa è costata dal 1979, da quando il progetto è partito, a valori attualizzati, fra 4 e 5 miliardi, ma nessuno in realtà ha accesso ai costi. Che potrebbero anche essere stati il doppio, considerando le tante infrastrutture di servizio, autostrade, ferrovie, metanodotti, depositi petroliferi, etc, che il progetto contemplava. Nessuno studio ne è stato fatto. E forse non sarebbe possibile: i ministeri delle Infrastrutture e delle Attività Produttive, e la Regione Lombardia, non sanno quanto hanno speso. Di certo è che è stata una grande spesa per un grande, impensabile, fallimento: dopo aver portato al fallimento l’Alitalia, infatti, lo scalo è a tutti gli effetti irrecuperabile.
Malpensa vanta ancora due milioni di passeggeri l’anno, ma giusto perché ci fa scalo Easyjet, una low cost con pochi servizi a terra, che copre un terzo del traffico. Un traffico che non è comunque maggiore di quello di un aeroporto provinciale. Lufhansa e Air France, che ci avevano provato, tagliano i voli. Air France torna a Linate, Lufthasa sposterà altrove la piccola flotta che aveva stazionato a Malpensa. La Sea, la società di gestione, ha chiuso il 2010 in utile di ben 124 milioni, ma per trucchi contabili evidenti: il Comune di Milano, socio di maggioranza, non riesce a incassare la cedola, la quotazione della società è sempre rinviata. Ora si aspettano gli arabi, Emirates, Gulf, Etihad, ma con poche speranze – Malpensa non è una squadra di calcio inglese, è un buco nero.
venerdì 16 settembre 2011
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