Cosa fare con i violenti in piazza è tema durevole dei 65 anni di Repubblica, con oltre 400 morti. Così diceva tra anni fa l’ex presidente della Repubblica Cossiga a Andrea Cangini, che l’intervistava per “Il Giorno\La Nazione\Resto del Carlino” di giovedì 23 ottobre 2008, di fronte ai propositi di fermezza del governo contro i violenti in piazza:
“Poiché l`Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c`è il granitico Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia”.
Quali fatti dovrebbero seguire? “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno”. Ossia? “In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...”. Gli universitari, invece? “Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città”. Dopo di che? “Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri”. Nel senso che... “Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano”. Anche i docenti? “Soprattutto i docenti”.
Presidente, il suo è un paradosso, no? “Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!”. E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? “«In Italia torna il fascismo», direbbero.
Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio”.
Cossiga così concludeva. “La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla...”
mercoledì 26 ottobre 2011
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