Si stimano in 400 i black bloc dell’incursione a Roma ieri al corteo degli Indignati. Lo stesso numero che si diceva dei brigatisti - con tremila fiancheggiatori, lo stesso numero che si calcolava all’epoca del terrorismo. Ma 400 è il numero, sembra simbolico, ricorrente nei disordini fin dai tempi di Tucidide, del golpe oligarchico di Antifonte.
Il numero è insidioso, variamente ricorrente. Quattrocento miliardi di stelle si calcolano nella nostra galassia. Quattrocento furono i neri lasciati morire in Alabama, di sifilide, negli anni 1950, per studiare gli effetti del morbo. E i compagni rifugiati a Praga dopo la Liberazione, del Triangolo Rosso, torinesi, genovesi, toscani e romani. Quattrocento i segni del viso analizzati da Giovanbattista Della Porta. E i carri armati di Rommel distrutti da Montgomery nella prima offensiva. Fu dei Quattrocento uno degli ultimi golpe presunti della fertile stagione 1974-75. Quattrocento colonnelli in sonno vantava Licio Gelli nelle sue famose liste. Erano quattrocento i clienti speciali del Banco di Roma Nassau, a cui Ventriglia garantiva un alto reddito. E quattrocento milioni i dollari che Sindona prometteva a Andreotti per salvare la Repubblica nel 1974. Upper 400 è il Circolo dei nobili anche a New York.
I Quattrocento del golpe ateniese, sostituendosi ai Cinquecento del consiglio democratico eletto, calcolarono al millesimo le indennità loro dovute fino alla fine del mandato, e “le pagarono via via che quelli uscivano dalla sala”. Ma in materia bisogna intendersi, la fonte originaria del numero essendo Tucidide, ateniese filospartano, al secondo libro della Guerra del Peloponneso - collazionato da Senofonte, che non si vuole un’aquila. I Quattrocento erano il Consiglio oligarchico di Atene, istituito nel 411 a.C. dall’Assemblea rivoluzionaria, cioè aristocratica, su proposta di Pisandro – saranno rovesciati a loro volta appena quattro mesi dopo (il numero quattro è ferale, secondo Elémire Zolla).
I Quattrocento sono incidentali in Tucidide, tra Frinico e Antifonte. Ma c’erano prima, in forma di società segrete antidemocratiche, con Alcibiade, pupillo dello storico, e lo stesso Pisandro. Non concordi, né golpisti, non tutti: i Quattrocento s’imposero democraticamente, Pisandro convinse l’Assemblea rivoluzionaria che l’oligarchia era meglio della democrazia. Col consenso dei democratici. Lisia se ne fece avvocato nella disgrazia: “Non è il nome dei Quattrocento che deve provocare la vostra collera, ma gli atti di alcuni di loro”. La violenza, insomma, è insidiosa.
domenica 16 ottobre 2011
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