Le due tricoteuses degli Indignati romani a Rai Tre erano ieri due signore sulla quarantina, molto bionde e molto curate, nei capelli, nel trucco, nell’abbigliamento, occhiali da sole firmati, il genere pariolino, le uniche che davano ai ragione ai ggiovani, poiché “viviamo in un paese di mmerda”. È così, la scuola dell’odio si è estesa a macchia d’olio, e non è un refuso, invece di spegnersi con la caduta del Muro.
È così che l’Italia è l’unico paese, fra i tanti toccati dalla protesta, in cui si è cercato con accanimento il morto, una ripetizione di Genova dieci anni fa. Perché l’Italia è l’unico paese al mondo in cui la politica è un campo di battaglia all’ultimo sangue. E questo perché la Repubblica è nata insanguinata, all’insegna delle vendette, la guerra civile che non si può raccontare, dopo il 25 aprile 1945, e l’odio è stato poi coltivato per generazioni. È così che l’Italia è l’unico paese democratico che ha avuto il terrorismo per cinque anni dopo la guerra, con 50 mila morti, un terrorismo endemico ancora negli anni Cinquanta, quello brigatista degli anni Settanta-Ottanta, così feroce, con le stragi di Stato impunite, da piazza Fontana a Bologna, le diecine, centinaia di golpe “annunciati” nei primi anni Settanta, quando si trattava d’innescare il terrorismo, a partire da Feltrinelli, il popolo diverso di Berlinguer, e successivamente i tanti golpe cosiddetti giudiziari, contro questo o quell’esponente politico, non più cruenti, ma ben violenti. I giornali più moderati sono quanto meno facinorosi: faziosi, distruttivi, sempre sopra le righe – contro Berlusconi oggi, ieri contro Prodi o Amato, e perfino contro D’Alema quando invocò un “paese normale”.
La considerazione ovvia, che su un migliaio di manifestazioni analoghe nel mondo solo a Roma c’è stata violenza, è condita di giustificazioni: i black bloc sono provocatori o sono stranieri, la polizia non ha predisposto i controlli, la polizia è stata incapace. Non inedite, sono sessantacinque anni che si ripetono. Mentre è vero che la polizia ha fronteggiato la manifestazione e un migliaio di casseurs con tremila uomini, con un’ottima strategia dunque. In una battaglia che è durata cinque ore, un tempo molto lungo anche per le più celebrate campagne militari.
domenica 16 ottobre 2011
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