È l’unico atto privato noto, autografo, di Pessoa, ed è un curioso, straordinario, indiscreto, lampeggiante laboratorio di creatività. La storia d’amore di Pessoa con Ofelia Queiroz è letta come una delle bizzarrie del poeta, che invece vi è lineare – i donchisciottismi vengono con ogni innamoramento “poetico”.
E un esercizio di scomposizione. Un lacerto dissociato sotto la superficie levigata della poesia. Tabucchi nella postfazione cita l’analogo di Kafka con Felice, ma qui il testimone-prova è scoperto, “sanguinolento”. Indirizzato magari alla persona meno adeguata. L’invio delle lettere Pessoa cessa il 29 novembre, ma già il 19 marzo, tre settimane dopo che l’aveva iniziato, il poeta deve scoprire che Ofelia era forse meno “Ofelia” di quanto lui fantasticava.
Resta anche da sapere, di fronte alle tante cose accennate che in queste lettere non ci sono, se non si tratta di una scelta, operata da Ofelia. Senza cattiveria certo, saranno tutte quelle “rimaste”. Il “destino” di Pessoa, lo stesso direbbe, è stato di restare indecifrato.
Fernando Pessoa, Lettere alla fidanzata
sabato 15 ottobre 2011
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