“Il climax della crisi viene ritardato da ottobre a dicembre”. Un mese fa George Soros pubblicava sulla “New York Review of Books” un breve saggio sulla crisi dell’euro. Che apparentava a quella americana dei mutui sub-prime del 2008. Con la differenza che gli Usa l’hanno fronteggiata con tempestività, c’erano le autorità e gli strumenti per farlo. Mentre la Ue non ha gli strumenti né l’autorità (volontà) politica di risolvere la crisi dell’euro.
Per risolvere la crisi, il cui punto cruciale spostava a fine anno, tre condizioni erano necessarie per Soros – il cui mancato adempimento ne fa ora tre preannunci di crisi certa. La protezione totale (europea) dei depositi bancari, che invece la cancelliere Merkel vuole nazionale: “Se un euro depositato in una banca greca andasse perduto per il depositante, un euro depositato in una banca italiana varrebbe meno di quello in una banca tedesca o olandese, e si creerebbe un movimento di panico”. I titoli di debito pubblico dei paesi a rischio dovrebbero essere “protetti” (isolati) dal contagio. Il sistema bancario europeo dovrebbe essere ricapitalizzato e posto sotto supervisione europea e non nazionale”.
“Per risolvere una crisi nella quale l’impossibile diventa possibile è necessario pensare all’impensabile”. Il gioco di parole del finanziare è solo un’elegante copertura di un disastro annunciato. La soluzione sta nella Germania, argomentava Soros. E la Germania non è orientata a gestirla. Non col Meccanismo di Stabilità Europeo e non con interventi sul mercato. Gli interventi del Meccanismo sono stati assoggettati dalla Consulta tedesca a un voto, caso per caso, della Commissione Bilancio del Bundestag, la Camera dei deputati. L’intervento sul mercato della Banca centrale europea a favore del debito greco ha portato alla dimissioni polemiche del consigliere tedesco Weber, quello a favore del debito spagnolo e italiano alle dimissioni polemiche dell’altro consigliere tedesco Stark.
Un pessimismo che l’annuncio ieri del governo tedesco conferma: “Domenica non ci sarà la soluzione della crisi”, al vertice europeo. Un annuncio non necessario, poco diplomatico (i negoziati per il vertice sono ancora in corso), e speculativo. Ma indice certo di una politica.
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