Da una breve cronaca virtuosa di don Sturzo trentenne, nel 1901, su una “setta angelica” di preti che ad Alia-“Palizzolo”, “sotto principi gnostico mistici”, inducevano “alcune penitenti iniziate ad atti ignominiosi”, Camilleri ricava una storia nera della sua Sicilia. Nerissima, anzi del repertorio più vieto: baroni cialtroni e mafiosi, mafiosi beghini al potere, sacristie violente - baronali, mafiose. Con l’aggiunta, a fondale, di villani stupidi, servili. Il lettore si diverte poco, Camilleri forse non più, che questo bozzetto di maniera stiracchia. Perfino il suo speciale dialetto inciampa, in quel romanesco (qui di un improbabile vescovo) che sembra la trappola dei migliori ingegni, Gadda, Pasolini.
Andrea Camilleri, La setta degli angeli, Sellerio, pp. 236 € 14
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