lunedì 17 ottobre 2011

Ombre - 105

“Governo istituzionale, favorevole un italiano su quattro”, annuncia Mannheimer trionfante. Meno del Pd.
Dovendosi far perdonare il peccato d’origine socialista, Mannheimer ha smarrito, con l’ironia, anche il senso del ridicolo?

Nell’intervista settimanale a Pisanu il “Corriere della sera” non riesce oggi a fargli dire niente. Pur dedicandogli tre quarti di pagina invece che la solita metà, e il suo inviato di punta Cazzullo.
Pisanu era famoso, quando non era nessuno, per essere un democristiano massone. Il partito neo guelfo del “Corriere della sera”-Bazoli nasce un po’ massone? E Berlusconi? Se abbiamo Pisanu sul gobbo, lo dobbiamo a Berlusconi.

I democratici libici, per i quali tanto abbiamo speso in missili e altri interventi umanitari, sterminano i neri, a Misurata e altrove. Che sono libici e non mercenari o immigrati, vengono dal Fezzan, da Gat, Germa, Sebha, e da Cufra verso il Sudan. E li sterminano perché neri, non perché gheddafiani o mercenari. Lorenzo Cremonesi, che ne parla infine sul “Corriere della sera”, queste cose le sa ma non le scrive.

Mario Draghi a Parigi, presidente in pectore della Banca centrale europea, commenta l’attacco terrorista organizzato a Roma: “Peccato, hanno rovinato una bellissima cosa”. Soave, sorridente.
È proprio “il topo nel formaggio”: che ne sarà dell’euro nei suoi quattro anni alla Bce? Spariranno tutti i (pochi) risparmi.

Rai Tre salva nelle cronache concitate dell’attacco a Roma Mario Draghi. Proprio l’uomo più responsabile della crisi, da presidente del Financial Stability Forum. Bianca Berlinguer, che conduce, mostra di sapere con lo sguardo di chi si tratta. Ma non lo dice.

Però è vero che i banchieri sono più furbi: gli Indignati ce l’hanno con loro, e loro, Draghi, Passera, danno ragione agli Indignati. Ma Montezemolo, quand’è che si è fatto furbo?

Nessuno dei notiziari Rai, La 7, Sky ha mostrato Pannella insultato, strattonato e spinto fuori dal corteo . Informazione? Spectre?
Le immagini c’erano. Erano del corteo bello-e-buono, alla partenza all’Esedra, quando ancora non era stato “infiltrato” dai “provocatori”.

Il giudizio più intelligente sulla guerriglia a Roma è senz’altro di Barbara Contini: “Se Berlusconi si fosse dimesso non ci sarebbe stato questo caos”. Ma la carriera politica di questa protetta di Fini, decollata facendosi rubare il rubabile nei musei di Baghdad che doveva ricostruire, la dobbiamo a Berlusconi.

Grande festa a Parigi, “nella nostra ambasciata, in rue de Varenne”, per “la Tod’s Signature, la collezione firmata Della Valle”. Che “Io Donna” immortala, in uno di due ampi fotoservizi dedicati al patron delle scarpe e del gruppo editoriale. Tra gli ospiti molti a pagamento: i principi Casiraghi, la principessa Lee Radziwill, le cugine Courtin-Clarins (chi saranno?). E l’ambasciatore Caracciolo, s’è fatto pagare?

Il corrispondente romano del “Financial Times” informa sabato 9 che la legge sulle intercettazioni abolirà in Italia la libertà di stampa. Lo stesso giorno che il supplemento Week-end del quotidiano pubblica due piene, allucinanti pagine su cosa ha subito da parte di una diecina di giornali britannici il professor Christopher Jefferies a dicembre. Per non avere ucciso la giovane sua collega, nonché affittuaria, Joanna Yates. Giusto per essere stato vicino di pianerottolo della morta, senza nessun indizio. Hanno scritto anche che puzzava, non si lavava. E che, sotto sotto, era un omosessuale.

Il giudice che “salva” il processo contro Berlusconi per sfruttamento della prostituzione, Maria Grazia Domenico, ha un triplo ruolo, da stakhanovista. È non soltanto un giudice che fa anche il pubblico ministero, e con toni accusatori, incitativi. La dottoressa è anche una giustiziera, in nome dei giudici di Milano, contro la Procura della Repubblica della stessa città. Che a palazzo di Giustizia è molto malvista. Piena di privilegi: parcheggi, scorte, fioriere, bagni imponenti.

Si moltiplicano i giudici che fanno anche i pubblici ministeri nello stesso loro processo. È un aspetto del sovietismo? Ma parlano avvocatesco: è l’invasione del pagliettismo.
Il fenomeno si è presto diffuso, a Milano, a Napoli, a Bari, a Lecce, ma all’origine è, come sempre nei fatti di giustizia, palermitano. Ha nulla a che fare con la mafia? E come no.

Il precedente recordman dei processi, prima di Berlusconi, era Andreotti: 40 o 41 procedimenti in venti anni, da quando divenne influente in politica. Che poi è diventato il beniamino del partito de giudici. Da ultimo il partito lo aveva accusato e processato per assassinio, a Perugia, e per mafia, a Palermo.




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