“La lettera del governo italiano non è pervenuta a Bruxelles”, informano concordi corrispondenti e inviati (ma sono tutte donne) dei telegiornali. Pensano che una “lettera d’intenti” sia una lettera. Che viaggia magari con la posta prioritaria. Poi, quando arriva, un funzionario la apre e dice: “Bene”. Oppure: “Male”.
Dieci giorni dopo l’uccisione di Gheddafi, l’inviato del Tg 1 si fa mostrare, in strada, da alcuni smandrappati, la “pistola d’oro” che Gheddafi brandiva, e ce la mostra: “Ecco la pistola d’oro”.
Le pistole d’oro non si trovano solo tra gli oziosi in Libia, le vendono anche a Porta Portese, come giocattolo. C’era bisogno di andare fino in Libia? E magari pagare le comparse?
La prima cosa che fa Jibril, il liberatore della Libia, è di reintrodurvi la poligamia, dopo esattamente un secolo. L’uomo di Sarkozy e Cameron, e di Bengasi. Frattini si affretti a mandargli molte levatrici.
I servizi segreti francesi pubblicano su “Paris Match” lettere amorose di Gheddafi a Berlusconi. Che il “Corriere della sera” e “Repubblica” trascrivono pari pari, senza nemmeno chiedersi come né perché. E perché no le lettere di Gheddafi a Sarkozy, che lo ricevette con ancora più pompa?
Un tempo la Francia pagava giornali e giornalisti italiani – il più famoso è Mussolini, che per questo nel 1914 lasciò il socialismo. E ora? Il “Corriere della sera” ha una proprietà mezzo francese, ma “Repubblica”?
La rivolta e l’assassinio di Gheddafi era stato inscenato, dunque, nel 1987, per l’estate del 2011, in una seria tv, Second chance”, del genere comico. Quando si dice le coincidenze.
Dopo la vera Sme, dopo la Rcs, dopo la vera Telecom, la Milano-Serravalle: le omissioni della Procura di Milano sono numerose – i citati sono i casi più scandalosi, per l’ammontare della corruzione. Ma non colpevoli evidentemente: l’azione penale a Milano non dev’essere obbligatoria.
Uno legge Mario Gerevini,
http://archiviostorico.corriere.it/2011/ottobre/24/Serravalle_ore_calde_dell_affaire_ce_0_111024022.shtml
benché confinato dal “Corriere della sera” al supplemento “CorrierEconomia”, che non molti ritirano dal giornalaio e pochi leggono, e resta incredulo: tanta “impunità” è possibile?
Fini e Fazio: sorrisi melensi in una trasmissione melensa. Senza idee, senza fiato. Forse senza colpa: un’ora e mezza di “satira” di Berlusconi la sera del sabato, e altrettanto la domenica, sono difficili da sceneggiare. Che però fa strage di pubblico: cinque milioni ogni sera, più di tutti. È la società civile?
“Un signore l’ha spintonato”: occhiello sibillino sul “Corriere della sera” per Andrea Garibaldi che fa una cronaca trepida del sit-in un po’ triste della Fiom a piazza del Popolo a Roma. Il titolone è più in linea: “Vendola aggredito al sit-in Fiom”. Ma aggredito da “un signore”? Proprio così: il cronista spiega che è “un signore”, poiché ha la barba bianca. Anche se invettiva Vendola in romanesco: “’A Vendola”, etc, “pezzo di merda!”
Garibaldi, vecchia scuola, vuole dire che è un “infiltrato”: il “signore” infatti spintona Vendola perché ha criticato i black bloc. L’indignazione fa brutti scherzi.
Napolitano fa sapere che Angela Merkel gli ha telefonato preoccupata – si suppone di Berlusconi. E che la telefonata è durata mezz’ora. Perché, fa dire, “è sempre difficile spiegare la differenza fra un decreto legge e un disegno di legge”. Ad Angela Merkel? Ai giornalisti accreditati?
Merkel si telefona invece spesso con Berlusconi. Col quale fa parte dello stesso partito Popolare europeo. Non avrà chiamato Napolitano per ricoprirsi della scenetta alla Stanlio e Ollio con Sarkozy al vertice Ue di Bruxelles, davanti ai giornalisti? In cui mimavano Berlusconi per precipitare l’Italia nella crisi?
Merkel è abile - anche nella parte alla Ollio lo è stata. Napolitano, a quel che dice, un po’ meno: la Germania beneficia molto della crisi in cui ha precipitato l’Italia, con la Deutsche Bank e i consiglieri autorevoli della cancelliera, Weber, Stark e Weidmann, a giorni alterni.
Livia Manera vede alla tv a Parigi, dove vive, nella trasmissione culturale “Avant-Prémières” una puntata “La Droite qui pense”, scandalizzata. Ma non è tutto. In questa destra che pensa le tocca ascoltare Alain Finkielkraut che ghigna del docufilm su Philip Roth da lei stessa realizzato.
Per lamentarsene, del programma e di Finkielkraut, si merita una pagina del “Corriere della sera”. In cui indispettita fa un’analisi, naturalmente approfondita, della cultura francese, gli intellettuali, la tv. Salvando solo alcune americane in Francia. Arranca però, malgrado lo sdegno, dovendo dire a ogni capoverso che l’Italia è peggio. Sennò che ci sta a fare una come lei a Parigi? La cultura.
Il giudice Guariniello questa volta ha avuto un’intuizione: e se l’acciaio adoperato dalla Juventus per farsi lo stadio non fosse buono? Ha aperto perciò un’inchiesta, al suo solito a larghissimo spettro, mobilitando le forze dell’ordine in perquisizioni e annunci ai giornali. Ha anche fatto scuola: ha agganciato alla sua intuizione altri due giudici. Tre giudici solo per leggere i rapporti delle polizie giudiziarie – per saggiare gli acciai ci saranno i consulenti esperti. Poi si dice che le Procure delle Repubbliche hanno organici insufficienti, non hanno soldi per le consulenze, si devono pagare la carta igienica – Guariniello la farà a casa?
Il giovane, serio, dinamico Agnelli liquida Del Piero: “È l’ultimo anno che gioca nella Juventus”. Mentre lo paga, profumatamente, all’inizio dell’anno.
È un Agnelli, e si può capire. Non si sono distinti molto negli ultimi decenni, si vede dalla Fiat. Ma un coro di sicofanti si affanna a elogiarlo: Del Piero è “troppo” vecchio. A 36 anni. Mentre Totti a 35 è la bandiera della Roma, e Nesta del Milan, senza saltare una partita. O Javier Zanetti a 38 anni dell’Inter, dove corre per novanta minuti, non salta neppure lui una partita, e alla fine della corsa fa il dribbling imprendibile.
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