Bersani aveva pronte una serie di richieste per il momento in cui Berlusconi usciva di scena. E le ha subito messe in onda, online e nelle sue varie radio e televisioni. Una chiede il ritorno della fermata del bus in via del Plebiscito, dove Berlusconi risiede. “Invocato da abitanti e commercianti”, hanno segnalato con grandi articoli il “Messaggero”, il “Corriere della sera Roma” e “la Repubblica”. Abitanti che però non ci sono, l’unico residente in via del Plebiscito è Berlusconi. Mentre i negozi sono due. Di cui uno apre soprattutto su via del Corso.
Perché il fatto è degno di nota? Perché dice che con questa opposizione non si va lontano. Si pensa inventiva ed efficace con queste trovate, di cui non vede la miseria. Ma soprattutto perché conferma il riflesso condizionato. A venti e passa anni dalla caduta del sovietismo la parola del segretario è legge. Non c’è una Spectre, certo. Nessuno organizza né obbliga nessuno ad andare in strada per via del Plebiscito a raccogliere firme di cui non gli interessa nulla e che non servono a nulla – e che comunque non raccoglie: in nessun momento della giornata nessuno ha chiesto nulla, la foto devono averla fatta all’alba, come per i nudi quando erano proibiti. Ma la mobilitazione è lo stesso compatta. Soprattutto nei giornali.
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