I salvataggi sono stati un errore? I fallimenti avrebbero liberato l’economia? Interrogativi radicali si fanno strada mentre si moltiplicano le previsioni riviste al ribasso per le economie europee. Al meglio cresceranno di qualcosa meno dell’1 per cento quest’anno, e di qualcosa di più dello zero nel 2012. È la stagnazione, dopo una crisi finanziaria lunga quasi cinque anni. Tanto più che gli indici dei fattori di crescita sono quasi ovunque negativi: credito, investimenti, consumi. È come se cinque anni, pur densi di interventi di salvataggio e di stimolo, fossero passati invano, e anzi fossero stati ulteriormente dannosi.
In Europa, l’Italia e la Spagna rischiano una crescita negativa. In aggiunta alle piccole economie in crisi finanziaria acuta, Grecia, Irlanda, Portogallo. La Germania mantiene le previsioni all’1 per cento (e la Francia si accorda), ma in un trend da troppi mesi negativo. Per l’Est Europa la Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) dà a ottobre una crescita media ancora di poco inferiore al 2 per cento. Ma è una previsione dimezzata rispetto a luglio: in realtà il trend è di crisi.
Negli Stati Uniti il mancato stimolo dei salvataggi è stato anche quantificato. Le stime di crescita del pil sono state ridotte all’1,8 per cento, poi all’1,3, e potrebbero essere ancora ridotte. Quattromila miliardi di stimoli fiscali e monetari è stato calcolato che abbiano generato non più di mille miliardi di crescita. I consumi sono fermi: i due terzi della nuova produzione vanno alle scorte e non alla vendita. Il reddito pro capite è sempre sotto i livelli del 2006.
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