sabato 19 novembre 2011

Il partito neo guelfo pigliatutto

Si voterà nel 2013, o quando sarà, ma è come se si fosse votato e avesse vinto il partito che non c’è, il partito neo guelfo, di Milano e Bazoli. Nel fossato aperto dal Pd contro Berlusconi, con comici, giudici, giornali, manifestazioni di massa, l’avvocato s’è infilato lesto, e senza pestare i piedi a nessuno, s’è preso tutta la posta: il governo, la politica, l’opinione.
Un capolavoro di tattica in una strategia di lungo corso. Abbozzata da quasi tre anni. Dapprima con la cooptazione di D’Alema. Poi in solitudine, ma con ali marcianti molto forti: il “Corriere della sera”, con l’opinione laica, e il vecchio confessionalismo lombardo, quietamente militante. E col progetto non peregrino di prendersi il partito di Berlusconi, la parte più sostanziosa di esso, senza Berlusconi. Col consenso alla fine dello stesso Berlusconi, che, come si vede, ne è sollevato. – ci saranno stati patti parasociali, sicuramente sì, ma sono marginali.
È Milano atto terzo. Dopo la Lega, dopo le “riforme” televisive di Berlusconi, la “sana amministrazione”. Si farà, dicendo e non dicendo, evitando la spettacolarizzazione. Molte cose, poco alla volta. Potendo contare per un certo periodo sulla “cattività” dei due partiti maggioritari: quello antitasse di Berlusconi, e quello dell’art. 18 del Pd, cioè della Cgil.
Si può anche dire che il Pd ha fatto la campagna e il partito neo guelfo s’è presa la vittoria. Ma è pure vero che la campagna di Bersani non aveva argomenti, a parte l’antipatia di Berlusconi, mentre il partito neo guelfo ne ha. Non pirotecnici, non è nello stile di sacrestia, ma pratici e solidi: pensioni, lavoro, investimenti. La presa di possesso dell’Italia da parte di Bazoli è avvenuta mentre Bersani riduceva il Pd al picchetto di cinque minuti, quanto c’è voluto per riempire una foto sui giornali, contro la casa di Berlusconi a Roma.
Il passaggio di mano da Berlusconi a Monti potrebbe aprire una interessante diaspora. I molti berlusconiani laici, ex socialisti, ex repubblicani, ex liberali, potrebbero non condividere le vedute del partito neo guelfo in tema di salute, scuola, famiglia, e confluire nel Pd. Ma per ora c’è solo il “veni,vidi, vici” bazoliano.

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