“Ritengo il livello del debito tedesco preoccupante”, ha detto mercoledì al “General Anzeiger” di Bonn il coordinatore dell’Eurogruppo, il lussemburghese Juncker, in un’intervista che si è fatto finta di non leggere. Perché? La Germania “ha un debito più alto della Spagna. Solo che qui nessuno lo sa”.
E non è stato tutto. In quella che il giornale presenta come una doppia comprensione delle preoccupazioni tedesche, Juncker fa invece emergere un doppio rischio che la stessa politica tedesca ha aperto: il ritorno dell’inflazione, e una dissoluzione del mercato comune.
È quello che Tremonti è andato dicendo da alcuni mesi, senza fare breccia. È il muro che Monti si troverà davanti questa settimana nel debutto all’Eurogruppo, a parte i sorrisi. Il problema dell’euro è la Germania. Non il paese, ma la Bundesbank, l’ex banca centrale, che non voleva l’euro, e la cancelliera Angela Merkel, che ha perso tutte le elezioni da tre anni a questa parte, da quando le ha vinte.
Il problema dell’euro non è senza soluzione. Basterebbe far partire il Meccanismo di stabilizzazione, e avviare un parziale consolidamento “europeo” del debito attraverso le eurobbligazioni. Ma prima bisogna vincere l’inettitudine della cancelliera Merkel. Inseducibile purtroppo – direbbe un Berlusconi (non a torto) – da buona sassone: non c’è più la Germania renana.
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