L’architetto Boeri è criticato dalla giunta
comunale di Milano, di cui è assessore alla Cultura e all’Expo, per una cosa
che tutti sanno ma che nessuno dice: perché “troppo autonomo”, cioè disinvolto,
nelle decisioni urbanistiche e negli appalti per l’Expo. Non per l’Ambrogino a
Cattelan, o la sede del Museo d’Arte, o il blocco del centro alle auto contro
lo smog, come si fa scrivere alle gazzette. Lui si dimette, il Pd, che
l’architetto rappresenta, lo reintegra, riconoscendo che è giusto che le
urbanizzazione dei terreni e gli appalti siano “collegiali”.
Normale amministrazione, si può dire. Succede
in ogni Comune. Ma in genere i carabinieri vigilano: non a Milano? È singolare
anche che di fronte alle tante voci, magari di appaltatori estromessi all’asta,
perché no, uno di quei testimoni che le Procure volentieri aizzano e usano, la
Procura di Milano non abbia aperto nessuna indagine. Per non dire dei giornali,
dove solo lo scandalo da qualche tempo non fa scandalo.
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