“Tentare invano di suonare”, già all’inizio della carriera di scrittore: l’amarezza senza reti (senza nemmeno la guerra, di cui Roth sarà grande narratore, se non appiccicaticcia alla fine, senza crisi, politica, sociale). Autobiografico? Con l’eccesso di astio, verso la donna, il giornalismo, l’arte (il cinema)?
La frase semplice di Roth, soggetto, predicato, complemento, ha effetto inevitabilmente crepuscolare. Può solo esprimere il riserbo, la contenutezza (per pudore, per morosità) di coloro che non combattono, o sbagliano senza alternative, cioè si dichiarano “vinti”.
Joseph Roth, Zipper e suo padre
venerdì 18 novembre 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento