domenica 27 novembre 2011

Manovra, manovrina, stangata

Sarà una manovrina ma da quaranta o cinquanta miliardi. Subito. Più conguagli a breve termine, sei mesi? otto mesi?, di eguale misura. A carico dei cittadini di poco conto, pensionandi e\o possessori di case.
Il governo Monti si conferma soprattutto come un’emergenza politica, indotta per avviare il sinistra-centro, ma con queste premesse non si vede come. Ha il consenso della cosiddetta opinione pubblica, cioè dei giornali, che sono delle banche, e della Rai, che è di Casini e Veltroni. Ma le tasse sono cose, e le pensioni rubate, e anche in questa Italia sovietizzata contano per qualcosa.
Il senso della manovra di Napolitano e del Pd si conferma – lo stesso Monti lo conferma – come politico. Monti si presenta soave, senza proporre apparentemente sfracelli, giusto la normale amministrazione. Il suo governo è il tentativo, subito freddo dopo il bollore mediatico dei padroni del vapore, di sgonfiare il partito di Berlusconi a vantaggio di Casini, magari sostituito dallo stesso Professore, di quel tanto che basta a fare un governo di centro appoggiato dalla sinistra. È anche l’ipotesi neo guelfa, seppure vista da sinistra, la sinistra di Bersani e Napolitano.
E la cosa sembra indolore. Almeno i media e lo stesso Berlusconi la presentano così. Anche perché la crisi è sistemica, cioè della moneta europea, l’Italia ne è vittima come altri, e con poche difese – se non quella, abbozzata da Monti a Strasburgo, di sdraiarsi a tappetino della Germania. Ma la cura che sta imponendo, seppure soavemente, sarebbe in altra situazione (politica, di opinione pubblica) scandalosa: drastica cioè e avvelenata.

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