Un articolo del “New York Times” elenca, nell’ordinaria amministrazione, ruberie colossali e sistematiche, a opera dei principali operatori dei mercati, politici e finanziari. Il Congresso è “un forum per la corruzione legalizzata”: il mondo degli affari, della finanza cioè e dell’immobiliare, ha speso nei vent’anni dal 1990 al 2010 circa 2,3 miliardi di dollari in contributi alle elezioni federali, più di quanto ha contribuito alle campagne elettorali tutto il resto dell’economia, sanità, energia, difesa, agricoltura e trasporti. Perché la Commissione Servizi Finanziari della Camera dei Rappresentanti è composta da ben 61 membri (su 435 eletti)? Per potersi “vendere i voti a Wall Street”. In tre casi di grandi dimensioni, Goldman Sachs per prima, poi John Paulson, un “inventore” di hedge fund che è una sorta di re Mida, e poi Citigroup, hanno collocato in massa titoli “tossici”, contro i quali subito dopo hanno speculato. Guadagnandoci, come si dice, dai “due pizzi”. Firmato Thomas L. Friedman, più volte premio Pulitzer, uno che ha sostenuto Bush nella guerra in Iraq.
Il dubbio prolungato se “morire per Danzica” portò all’ultima grande guerra. Ora invece il mondo muore tranquillamente per Wall Street, per la grande truffa.
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