Un governo dimissionario che deve prendere misure impopolari. Un’opposizione che su queste misure è divisa, con Di Pietro e parte del Pd ostili. Un possibile governo diverso che dovrebbe poggiare sugli scarti della vecchia Dc, Scajola, Pisanu, Casini, sempre inaffidabili. La partita non è facile per Napolitano. Che rischia di passare per il presidente dell’Italia che sancì il fallimento dell’euro e dell’Europa, e lo sa.
È la vittoria dell’antipolitica. Dell’affarismo al coperto, in Italia, del giustizialismo o questione morale. Napolitano, che sa anche questo, ha fronteggiato l’antipolitica con gli appelli invece che con misure concrete, per esempio sulla giustizia. È il carattere dell’uomo, che non può farsi leone in vecchiaia. E ora è senza rimedi: gli appelli, quanto più sono numerosi, tanto più sono sterili e ridicoli.
L’unico rimedio glielo offre, paradossalmente, Berlusconi. Che con questa sua privatissima procedura costituzionale potrebbe effettivamente bloccare la speculazione, che è europea: se il maxiemendamento va in porto Merkel e la Bundesbank non hanno più scuse. Dopodiché Napolitano potrà anche sbizzarrirsi col governo Monti che l’antipolitica gli impone – che sarebbe anche una maniera per rimettere in gara Berlusconi.
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